Demonaz Doom Occulta fu fondatore (assieme ad Abbath) di quello che, a ragion veduta, è oggi considerato uno dei gruppi più importanti del black metal: gli Immortal. Attiva dal 1990, la band norvegese diede vita ad una serie di piccoli capolavori che oggi sono punto di riferimento per musicisti ed intenditori di questo affascinante ed estremo stile musicale. Demonaz collaborò con gli Immortal nel periodo compreso tra il 1991 e il 1997, fase durante la quale si prodigò molto nella veste di compositore e paroliere, ma soprattutto come chitarrista. Assieme ai connazionali Darkthrone, gli Immortal rivoluzionarono il modo di fare black metal, sostituendo le atmosfere oscure dello stile classico con chitarre dai riff gelidi e taglienti, unite ad un drumming martoriante e fulmineo, come se ad ogni battuta l'ascoltatore fosse percosso dall'irosa neve di una tormenta.
Demonaz era un chitarrista unico nel suo genere, antitecnico e velocissimo. I suoi riff erano gelati vortici che sbuffavano nei timpani dell'uditore di turno. Il suo guitar work intirizzì il pubblico nel corso di tre devastanti album: "Pure Holocaust", "Battles in the North" e "Blizzard Beast". Fu un successo mondiale, almeno per quanti avevano osato addentrarsi negl'invernali meandri di quei tre capolavori. Da quel momento, la violenta fiaba degl'Immortal giunse al punto più nefasto della sua carriera: nel 1997 (poco dopo la pubblicazione di "Blizzard Beast"), Demonaz fu costretto ad abbandonare la sua attività di chitarrista, a causa di una tendinite acuta, che gli fu diagnosticata durante la lavorazione dell'album. L'artista rimase comunque con la band, occupandosi principalmente della stesura dei testi. Il chitarrista però, non sarebbe mai più ritornato. Era destinato ad essere apprezzato solo riascoltando le pubblicazioni del passato, come amara rievocazione di ciò che è stato. E il Demonaz compositore? Quello sarebbe infine risorto dalle ceneri. Un giorno...
"March of ther Norse" è uscito nel 2011, e rappresenta il primo passo della carriera solista di Demonaz, al quale si propone come cantante, autore e compositore (le chitarre sono sunonate da Ice Dale); il disco è stato eccellentemente prodotto dalla Nuclear Blast. Le sciagurate vicissitudini degl'anni precedenti, ha portato l'artista a ridimensionare la propria proposta musicale, adottando perciò uno stile meno irruento e maggiormente profondo: il viking metal. L'album è piuttosto veloce (dieci tracce per quaranta minuti scarsi di musica), le ritmiche decisamente meno (il drumming batte un tempo a metà tra i vigorosi mid-tempo dei Bathory, e la classica cavalcata heavy). Proprio alla band di Quorthon è dedicata una citazione nell'intro "Northern Hymn" , in pieno stile Bathory, appunto. Ma è "Where Gods Once Road" il picco emotivo dell'album; song dai riff glaciali e avventurosi, con dei chorus che sembrano echi di divinità ancestrali, celate in un punto imprecisato delle desolate e immote lande norvegesi. "Over the Mountains" riserva le stesse emozioni, solo che stavolta il guitar work è più curato: strepitosi i malinconci fraseggi delle parti elettriche, poste alla fine del brano. Ottima anche "Legend of Fire and Ice" costruita con un riff coraggioso e marziale. Insomma album piacevole, non ostico da digerire, musiche perfette per il canto roco e inquieto di Demonaz. Unico difetto: alcune parti sono un po' monotone, ma si tratta comunque di un buon prodotto, atto a simboleggiare il modesto riscatto di un grande artista.
Federico "Dragonstar" Passarella.
Carico i commenti... con calma