Nel periodo estivo, lontani dal lavoro e dallo stress quotidiano, ricorre in me il bisogno di sistemare e catalogare l'intera collezione di cd/vinili. Contemporaneamente a questa usanza quasi liturgica, ci si imbatte in lavori ascolati, analizzati ma non ancora assimilati.
In una di queste occasioni tra Low, Spiritualized e Pj Harvey, con molta sopresa ho notato di non aver mai "ascoltato" Portraits dei Denied Light.
Forse quello che mi ha sempre fermato è il fatto che il lavoro in questione si presenta come un Ep "lungo" se così può essere definito. Quattro brani per un totale di circa mezz'ora di musica, mezz'ora di arte disegnata, acquerellata e disintegrata. Sono questi gli aggettivi che mi sorgono spontanei nell'ascolto di Portraits.
Subito nell'intro "Esc" tutto ciò si rende evidente con pedali sonori, rumoristici e graffianti, in continuo climax ascendente verso il secondo brano, F 16. L'incursione della sezione ritmica inizia a disegnare l'attesa paziente e allo stesso tempo repressa verso un culmine imminente, che giunge con tagli viscerali di chitarre "elettriche". Forse il termine più appropriato per descrivere il sound dei Denid Light.
Elettrico come scintille, intrappolate in un cielo nuvoloso di Sinth ariosi ed atmosferici; un insieme di colori scuri allinetai come un equazione matematica, nell'universo di Portraits. Ma ecco che Sniper Wolf amplifica il lato emozionale e delicato di questo ep, una ninnanna moderna per giovani sognatori. Insieme ad f16 è il secondo episodio, in cui si avverte la presenza di una voce glaciale e profonda; che appare come un prolungamento della musica stessa, quasi un urlo degli strumenti stessi.
L'ultimo brano Jacques Cousteau si costruisce su 13 minuti, una suite che riesce a sintetizzare le intenzioni dei quattro ragazzi "elettronici". Un beat da ballo degno dei più grandi New Oder condito da suoni che strizzano l'occhio all'eleganza wave degli anni 80 (Japan, Durutti Column, Everything but the girl) La suite si evolve nello stile Denid Light, intrecci avanguardistici tra la sezione ritmica e melodica che sfociano in continui climax emozionali e variopinti.
Alla fine dell'ascolto però rimane l'amaro in bocca, i Denied Light suonano ma non colpiscono, la brevità del lavoro fa trasparire un sensibilità notevole e una certa voglia di sviluppare dei canoni ben precisi e ormai consolidati.
Nell'attesa di un LP consiglio vivamente questo bozzetto metropolitano, degno di essere ascoltato e vissuto nelle nostre pause liturgiche.
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