Il filone degli incontri ravvicinati è tra i maggiormente inflazionati nella storia del cinema di sempre. Il motivo è lo stesso che spinge l'immaginario collettivo a rappresentare in forma romanzesca le paure del cambiamento, dello stravolgimento dell'ordine precostituito nel rapporto con il "diverso", con il non conosciuto, e a domandarsi in che modo i cambiamenti più radicali possano influire sia nella vita così come la si conosce che, cosa molto più importante, nella propria intimità, nella propria personale visione del senso che ognuno di noi crede di avere della vita.

Arrival offre in parte questa dualità. Da un lato, è bene riconoscere che ogni volta che negli ultimi anni si è narrato bene di invasioni aliene ( penso per es. a District 9 o Avatar) il giochino della metafora semplice del "diverso", ha portato a riflessioni forzate sull'attualità e ciò che nel nostro pianeta in effetti già accade: la paura della diversità intesa non più nel semplice colore della pelle ma nella condizione sociale, nella religione o nello status, ha da sempre portato il "normale" a chiedersi se tutto ciò sia da considerare una minaccia o una risorsa. Da un altro lato invece c'è l'aspetto più intimo, quello così talmente soggettivo che riguarda forse il vero senso della vita, accettare il cambiamento e la diversità come unica arma per il miglioramento e ( magari ) una via per la felicità e la coesione.

Questo film è profondo ( è il primo termine che mi è venuto in mente quando in sala si sono accese le luci ) e lo è davvero, non solo perchè in parte tratta argomenti importanti come questi ( in relatà non è neppure la prima volta: vedi quel gioiello sin troppo sottovalutato di Contact ) ma perchè lo fa con immensa poeticità e traina il tutto facendoci capire sin da subito che il reale protagonista di tutta la vicenda non è solo l'umano in rapporto con il diverso, ma è il linguaggio, inteso davvero nel senso di comprensione e apertura.

Tutto quello che gli impauriti militari statunitensi vogliono è capire le intenzioni dei visitatori, perchè sono fermi con le loro navicelle ( chiamate "gusci" ) in dodici siti sparsi senza apparente motivo sul globo, quanto resteranno, quando andranno via e se mai ritorneranno: l'impresa di comprendere il loro modo di esprimersi viene affidato alla Dott.ssa Louise Banks che ben presto con l'aiuto di un fisico teorico, troverà il modo di riuscire a dialogare con loro e ovviamente sarà l'unica in grado di comprendere il messaggio finale. Lo farà a suo discapito, con coscienza, amore ma anche immensa sofferenza; lo farà perchè sa che non può esistere minaccia se esiste comprensione.

La dualità di cui è capace Arrival è proprio qui: la comprensione deve essere intesa nel senso proprio di capire un linguaggio prima ancora che capire uno stato d'animo. Anzi, è proprio il modo di esprimersi che da la forma ( e non dico "forma" a caso ) ad ogni emozione ed intenzione.

Paradossalmente poi è lo stesso incedere della pellicola, a volte lento e piacevolmente dilatato allo stesso tempo, che fa della comunicazione la chiave della narrazione stessa: ed è una narrazione a 360 gradi quella che Villeneuve offre, come se tutto ( fotografia e sonoro prima di tutto ) sia stato messo insieme per trasmettere un messaggio preciso e per una volta ogni tanto fa un piacere immenso accorgersi che la perfezione estetica non faccia rimpiangere la carenza di contenuti. Che Villeneuve sia un magnifico autore già si sapeva e il passaggio al filone sci-fi ne è solo una conferma ( anche se ammetto di essere spaventato all'idea del seguito di Blade Runner ), la maestria tecnica è palpabile in ogni aspetto e se la splendida sequenza del primo ingresso nel "guscio" mi ha tanto ricordato quello dello stallo al casello del confine in Sicario vuol dire che di firme così il cinema contemporaneo ne ha davvero bisogno.

Arrival dunque non è solo un film per appassionati del genere sci-fi, Arrival è un film di una intelligenza sorprendente e di una profondità emotiva notevolissima, di certo non perfetto ( come non perfette sono tutte le cose davvero interessanti ) ma che rimane dentro e fa riflettere su tanti aspetti della contemporaneità, che magari con le invasioni aliene non hanno nulla a che fare.

Se solo riuscissimo a capirci meglio, quante cose in più potremmo scoprire degli altri, ma soprattutto di noi stessi.

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