Caro Lettore che legge il titolo, guarda le stelline e salta la recensione per andare commentare: benvenuto a una nuova puntata di sì che ti voglio bene, mamma, è solo che non me la sento di consigliartelo. Programma iniziato molto tempo fa, ma senza un avviso, quindi questa è la prima puntata ufficiale. La recensione pilota.

Uno dei vari motivi che mi spinge a scrivere è che forse ho pulsioni omosessuali nei confronti di Jake ghilengeheha.... non lo so. La diagnosì l'ho fatta momò, quindi vi farò sapere presto. Per ora sono ancora estasiato dall'odore vaginale.

E la roba non è male sai. Ho visto un frame del film in giro, con Jake ghilengeheha, ho pensato a Nightcrawler, e ho subito detto beh, dai, facciamolo. Quindi ho visto il film, per lui, basta. Roba da ignoranza pluridecennale perché a guardar bene anche solo il nome alla regia, saltava fuori quello a cui hanno pensato di affidare il seguito di Blade Runner, quello che quasi vent'anni fa aveva iniziato col 32 Agosto sulla terra, commediadramma sentimentale largamente valido, che mi ha fatto scaricare illegalmente La donna che canta che ancora devo vedere, così come Prisoners, altra combo Villeneuve+ghilengeheha. Insomma potevo studiare di più, come al solito.

Enemy è un adattamento cinematografico di un romanzo (L'uomo sdoppiato o duplicato, autore che sicuramente stai leggendo perdonami) che potrebbe essere analizzato in un scene by scene, potrebbe essere oggetto di dibattito di quelli che rugano la minchia a palate, tipo il dibattito che ha seguito Memento, che puoi pure vederlo e dire mi è piaciuto!, però cinque anni dopo non ne puoi più perché è come sentire Asereje. Ah. De he. En de buidi dipì.
Parlarne in maniera decente senza rivelare qualche spoilerino è impossibile, ma siccome io sono di una sapienza e prevenzione inaudita, sapendo che pur con gli spoiler non verrebbe fuori nulla di decente (c'è differenza tra modestia e mera obiettività) evito gli spoiler così forse vi faccio un favore.

Plottisticamente, senza dire praticamente niente: un professore di storia sulla quarantina è in sala docenti e chiacchiera con un collga. "Ti consiglio "Volere e Potere", bel film dio fa." Lui non se lo fa dire due volte e lo noleggia. Nel film vede una comparsa che assomiglia in maniera incredibile a lui.

Ora che ci penso bene la frase qui sopra di due righe non è terrificante. Ma non è terrificante nemmeno per il cazzo. Anzi poteva anche starci una reazione entusiastica e solare, ad un incidente scatenante di questo tipo. No. Perché la storia ha il suo senso, e il mood è tetro come pochi. Ottanta minuti di film che volano via tanto da farlo sembrare un corto psicanalitico, motivo in più per riguardarlo due volte, formulare al meglio la propria ipotesi, e godersi una fortunata combo di elementi brillanti. Non so ancora dire il perché, mi servirà del tempo per dirlo bene, ma molti elementi mi hanno ricondotto a quella belva di Possession, questo a sottolineare che non è una tematica messa in scena per la prima volta, ci mancherebbe; così come la colonna sonora mi ha piacevolmente riportato a S. E s sta per?

La regia com'è. Amico mio, com'è in pancia? É buio. É difficile combatterci, conoscerci, accettarci, capire che cosa ci ha cambiati e perché. Dici non spoilero e poi mi parli del finale? E ho capito, ma quando Jake ci ricasca, umanamente, da maschio inevitabilmente attratto dalla carne e arriva la fine, non è più possibile godersi i frenetici, meravigliosi titoli di coda su una Toronto illuminata che per tutto il film è stata tenuta nascosta, perché la mente è ferma lì, a quell'attimo, a quella scena indescrivibile.

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