Quanto davvero è possibile annullare la propria identità, di fronte al fascino del leader, mescolati nell'amalgama del gruppo?
Non giriamoci attorno. Abbiamo i libri dei più grandi pensatori, di filosofi, di politici grandiosi. Di poeti, di gente che ha voluto unghiare a fondo la propria epoca. Abbiamo millenni di evoluzione sociale e individuale, eppure abbiamo visto coi nostri occhi intellettuali di ogni tempo piegarsi alla volontà altrui. Ci sono poi popoli che sembrano particolarmente inclini ad avere qualcuno che faccia loro da guida suprema, in grado di risolvere i problemi. Un conquistatore dalle capacità di demiurgo, che non abbisogna di nient'altro che del proprio ego.
Una storia realmente accaduta ispira il tedesco Dennis Gansel affronta nuovamente un tema difficile come quello della dittatura, dopo la prova offerta in Napula (del 2004). In una moderna scuola un professore non di quelli vecchi e decrepiti, con tanto di maglia di Ramones e colonna sonora rocchettara a sottolineare il tutto, attiva un esperimento che dovrebbe servire a far risaltare i valori della democrazia. Da un dibattito con degli studenti, in una settimana ‘a tema', nella quale tiene un corso di approfondimento sull'autocrazia, raccoglie una sfida: è possibile che, proprio in quella Germania di cui noi tutti conosciamo la storia, possa nascere una nuova dittatura? Ecco quindi L'Onda del titolo. E' il nome che i giovani danno al loro movimento, ufficializzato con tanto di uniforme (semplici, jeans e camicia bianca), simbolo e saluto.
Ma non è sulla trama che il regista intende soffermarsi, né sulle relative vicende personali del ‘disadattato' Tim, o su quelle amorose di Marco e Karo, intrecciate con una certa qual maestria di montaggio dal regista di Hannover. La questione è il porsi una domanda. Il professore si troverà ben presto in una situazione che sfuggirà al suo controllo. Il film è un drammatico non a caso, e il finale non è positivo, né vuole lasciare messaggi di speranza, anzi.
Ma noi come ci saremmo comportati? Ognuno di noi, si sente più un Tim, ragazzo senza famiglia e senza punti di riferimento, che si identifica a pieno nell'Onda fino a trarne linfa vitale, prova più compassione per l'isegnante Wenger, un ottimo Jürgen Vogel, schiacciato dall'irreversibile forza degli eventi, o fa propri gli ideali della giovane Karo, che prima degli altri ‘apre gli occhi' su quello che il movimento sta diventando? Lungi dal sottoscritto proporre svariate chiavi di lettura di un'opera che non dovrebbe mancare nella videoteca personale di nessuno. Anche negli intenti di Gansel mancano vaneggiamenti pseudo-filosofici, non vi sono richiami a quei grandi pensatori del passato, nominati a inizio recensione (c'è un omissis: mancano i nomi di queste menti. Ognuna vi metta quello che meglio crede) . Viene semplicemente presentata una realtà così come è, e non così come dovrebbe essere.
Sta a noi decidere se lasciar scivolare questo film sulla nostra pelle, come si fa con tante altre pellicole, o se si vuol trovare il tempo per fermarsi a riflettere realmente su quanto abbiamo appena visto. Nella sottile linea che separa la disciplina personale dallo sprezzo verso chi non riuscirebbe mai a pensarla come noi, chi decide chi è il buono e chi il cattivo?
Le pagine meno gloriose del nostro passato sarebbero le più istruttive se solo accettassimo di leggerle per intero (Tzvetan Todorov)
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