Ci ho pensato su un bel po', ed ecco cosa mi è venuto fuori.

"Le invasioni barbariche" di Denys Arcand è un film di destra.

Il film inizia in un ospedale pubblico canadese le cui condizioni sono quelle di un ospedale da campo del Guatemala. Un anziano, patetico, in definitiva fallito professore universitario di sinistra sta tirando le cuoia.

I sindacalisti sono dipinti come dei gangster, la dirigente dell'ospedale sta in un ufficio modernissimo e lussuosissimo, che stona vistosamente con il resto dell'ambiente. Però continua a riempirsi la bocca di un "politichese" evidentemente mutuato dalle assemblee del 68. Mano a mano che la vicenda si dipana, si stringono al capezzale del morente i suoi amici. Sono per lo più dei patetici relitti dell'ubriacatura comunista degli anni cinquanta e sessanta. C'è l'omosessuale artista (e che altro poteva essere?) che si è trovato il compagno in Italia. C'è la ex ragazza di fuoco, che ha assaporato a piene mani la rivoluzione culturale e - perché no - sessuale. Ha una figlia tossicodipendente. Così impara!

Insomma questi non sono capaci di badare a se stessi, figuriamoci al professore. E chi li salverà da questo squallido stato di cose? Ma il capitalismo, naturalmente!

Grazie a Dio il figlio superbello e superfico ha avuto il buongusto di rinnegare le scelte paterne - e infatti ha fatto un fracco di soldi. Ecco che il denaro viene in aiuto a questi ingrati, chiedendo loro null'altro che una piccola autocritica, una ammissione del fatto che la loro generazione non ha combinato nulla - cosa che loro, del resto, sono disposti a fare più che volentieri.

Nel frattempo il superfiglio corrompe un po' tutti, reperisce eroina a pacchi, ma si sa che la legge va bene per i mediocri, ma è un ostacolo all'iniziativa di chi ha voglia di darsi veramente da fare. Iniziativa privata a fiumi, via i lacci e lacciouli della burocrazia, avanti così!

Cos'altro? Ah sì: viva la tecnologia. Con internet ed il satellite il padre si riconcilia con la figlia impegnata in una regata in giro per il mondo. Happy end: una volta che tutti hanno ammesso che essere ricchi e privilegiati è meglio che essere poveri e sfigati - ah quanti errori di gioventù! Il vecchio se ne può morire in pace sulla baita in riva al lago. Lacrimuccia. La vita continua - e anche la Borsa.

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