Vista le precedenti recensioni su "Music for the Masses"
Visto che una è pietosa e l'altra buona, ma asciutta
Visto che devo rimbecillire qualche cretino
Visto che amo i Depeche Mode
Visto che questo disco è nella classifica di Rolling Stone (e non di Breathing)
Visto che ripetere non fa mai male
Visto che il disco è uscito in versione remaster

DECRETO "Music for the Masses" è un lavoro discografico che ha fatto grandi i Depeche Mode, che li ha resi grandi al mondo, dopo il "Black Celebration Tour" del 1986, grazie a un gioiello che fonde electro-pop raffinato (non più quello giocherellone delle bandicciole degli anni '80, ma sonorità dark, Detroit-house, reminiscenze industrial, campionamenti elettronici e persino musica classica alla Richard Wagner).

È un disco che si apre con la hit "Never let me down again", brano che apre alla voglia di evadere, insieme all'amico più intimo, quello che è dentro di noi e che ci vuol far volare (altro che LSD!). Martin Gore le illuminazioni le aveva da sè, senza far ricorso agli allucinogeni. Si manifesta una psicologia di Gore ormai matura, lontana tanto dalle sensibilità di "Some great Reward" che dalle rassegnazioni di "Black Celebration". È un Gore inquieto nei testi, la musica fa il resto. Memorabili le soluzioni di Alan Wilder, maestro ineguagliabile dei campionamenti (se poi ritorni, Alan, non commetteresti peccato mortale, ma che fai tu e i Recoil? Un ca....).

L'elettronica è quindi magistrale sin dall'immenso brano d'apertura, quasi una colonna sonora, come molte canzoni del disco ("Strangelove" ad esempio), un brano spiattellato poi in vari remix di cui neanche i Depeche Mode portano più il conto. L'epicità di "Never let me down again" si chiude a due voci: quella disperata e urlata di Dave Gahan, quella soave ed eterea di Gore, che dice "See the stars, they're shining bright, everything's alright tonight". Ti dici: Cazzo, ma quanto sono lontani i Depeche-mascotte di "The meaning of love", tutti in giacca e cravattina, pure Dave.
Sti ragazzi sono diventati dark, incazzosi, misteriosi, inquieti, borchiati dalla testa ai piedi. Martin non esita ad indossare il cappello da pastore protestante che tanto gli dona e si concede timidamente alle interviste dei media britannici e statunitensi. La figura dei Depeche Mode diviene sempre più oscura.... fanno quasi paura i Fab Four! Alla chiusura di "Never let me down again" si apre una delicata e soffusa "The things you said", cantata da Martin Gore, che trascina le sue forze per un pezzo malinconico e sentimentale, ottimo anch'esso.

Ma l'ascoltatore agogna che arrivi la traccia 3, "Strangelove", hit-single in Italia già da maggio '87, con il 14° posto. Movimentata, filmica, fighetta, spigolosa ma non troppo, con un Dave ispirato al pop d'alti livelli. Anche questa ha subito molti interventi chirurgici di remix. Poi "Sacred" (che convertirebbe anche quel blasfemaccio di killgod e della sua sig.ra), che prende il via dai canti gregoriani d'alta pompa per poi snodarsi nell'elettronica dark stile Depeche che ti fa impazzire. Poi c'è "Little 15", classicheggiante, di cui è stato fatto anche un video da Corbjin, uscita singolo nell'88, ti fa un po' scendere il latte, ma bisogna imparare ad amarla. Anche qui c'è un Dave molto in vena, così come in "Behind the Wheel", secondo molti la più bella dell'album, che prende il via dai duri colpi della batteria, dalle sequenze del basso, e dai toni gravi del piffero. Un remix di "Behind the Wheel" andrebbe forte anche oggi, spiazzando i dj contadini che affollano i nostri club (un saluto cordiale).

Indi una pausa di riflessione con la dolce "I want you now", cantata da Gore, che riproduce il rumore del respiro con la fisarmonica! Una canzone che accende.... Una radio in sovietico..... e tornano le inquietudini della guerra, sirene, "To have and to hold", pezzo d'allarme: Dave canta "The damage is done" - "Il danno è fatto", ermetica e buia. "Nothing" invece prende respiro da toni più ottimistici, ed è una goduria musicale, per gli arrangiamenti del già citato Alan Wilder (quando vuoi, la porta è aperta.....).
Indi il disco si conclude maestosamente con "Pimpf". È difficile definire "Pimpf". Cos'è ? Un pezzo strumentale ? Sinfonico ? Alla Wagner ? Martin Gore l'ha fatta sporca! Si è ispirato a una nota rivista di propaganda filo-nazista per creare una sinfonia fastosa, di cui alla fine ti rimane solo un senso generale di smarrimento. Il video ti fa capire ancora meno..... Le voci liriche si dissolvono insieme a "Pimpf". C'è un interludio molto raffinato "Mission Impossible", di ispirazione musicale classica (Martin....) in cui si sentono anche passi, tazzine di caffè.... Poi ci sono le bonus-tracks. "My Agent Orange" è un pezzo strumentale con riferimento alla guerra (sirene, codice Morse che sta a significare: Help!, inquietudine, malinconia, esasperazione). L'agente arancio è stata l'arma chimica clou del Vietnam, per diboscare le foreste, e fare danni irreparabili... Segue l'"Aggro Mix" di "never let me down again", diversissimo nei suoni dalla versione originale, cupo, e più che altro da ballare (anche se non è stato compposto con quell'intento da Gore e soci).

Il "gusto spagnolo" di "To have and to hold", versione strumentale della canzone prima citata, non meno dark della stessa, ma di maggior respiro. Infine il Glitter Mix della edonistica "Pleasure, little Treasure", grande colossal dei Depeche durante i live di fine anni '80, lato B di "Never let me down again". Di questa v'è anche una versione non remixata, quella originale (2,53 min. ). Di rilievo sono poi altre tracks, quali "Route 66", fusione tra una cover di Nat King Cole e il motivo di "Behind the Wheel", molto bella e rock, a dispetto del marchio elettronico affibiato ai Depeche. Poi due strumentali carine ma pallose ai più forse, "St. Jarna" e "Moonlight Sonata", entrambe frutto del genio di Gore.

Che dire ? Un disco per le masse, da gridare ai popoli coi megafoni, un disco quindi divulgativo, d'allarme, come le sirene di guerra, ma con temi del tutto personali e psicologici. Insieme a "Violator" e a "Songs of faith and devotion" è il miglior album della band elettronica più in voga dell'orbe planetario. Libero spazio ai commenti e alle puttanate now.

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