"Puoi cavartela in ogni modo quando hai prodotto un bel pezzo." (Agosto, 1984)
Queste parole di Alan Wilder sono anche il titolo del film/documentario che accompagna l'edizione rimasterizzata di uno degli album maggiormente significativi del filone elettropop venato industrial: Some Great Reward.
È un periodo di svolta per la musica elettronica, in particolare per il Synth pop, dunque per i Depeche Mode, vessilliferi del genere, che già nell'83 si erano spinti oltre i limiti di A Broken Frame grazie all'apporto di un musicista e programmer quale Alan Wilder e dello storico discografico/produttore Daniel Miller.
Con Construction Time Again era stata intrapresa la via dello sperimentalismo, attingendo proprio alla miglior tradizione tedesca, tanto è vero che The Landscape Is Changing, uno dei pezzi forse più convincenti di quell'album, conteneva un sample, quasi impercettibile all'ascolto, campionato da una song degli Einstürzende Neubauten: la dichiarazione di una svolta musicale.
Contemporaneamente alle ultime esibizioni live del Construction Time Tour, che nei primi mesi del 1984 toccò anche l'Italia, precisamente Milano e Bologna, i Mode tornarono in studio, ai Music Works di Londra per incidere un buon pezzo abbastanza fedele al loro consueto genere, pezzo che fosse capace di conquistare il pubblico, una hit primaverile geniale e allo stesso tempo senza troppe pretese: Gore scrive un testo eloquente per significato e una melodia molto accattivante (il pezzo si chiamava People Are People), mentre il tandem Wilder-Miller ci mette il suo zampino negli studi di registrazione londinesi per trasformarlo in una delle song simbolo della produzione modiana anni '80. Il singolo vende piuttosto bene, i fans riconoscono un suono classico e allo stesso "nuovo" ed "originale", mentre un grande successo oltreoceano fa la felicità della casa discografica che decide di pubblicare una raccolta omonima. In People Are People cominciano ad intravedersi quei sapori tipicamente industriali che caratterizzeranno l'album a venire. Grande successo, ma ai quattro ragazzi Londra non piace. Appare ai loro occhi una metropoli grigia, povera di creatività, povera di chance. Sono spinti da un irrefrenabile desiderio "esotico", il desiderio di girare il mondo.
Miller opta per un viaggetto a Berlino. Sembrerebbe a prima vista un viaggio di piacere, al contrario si rivelerà una delle esperienze più estenuanti ancora oggi ricordate dai membri del gruppo (Wilder in primis). Eppure, filmati dell'epoca testimoniano ottimismo, gioia di vivere, ed anche dedizione ad ogni genere di sano piacere post-lavoro - che sia quella, la "grande ricompensa"? - compresi club sadomaso dove la vita, quella vera - secondo Gore -, si accende nelle magiche notti di Berlino. Una città fiabesca, con il muro ancora lì, a suscitare allo stesso tempo fascino e inquietudine.
L'album, che si chiamerà Some Great Reward (da un verso della song Lie To Me), viene mixato in uno dei templi della musica europea, gli Hansa Miscraum, e il produttore Gareth Jones (tra i più esperti di musica elettronica, pop, industrial), fornisce un aiuto non indifferente alla band che è quasi sull'orlo di una crisi di nervi. La fatica di Gore & Co. sarà però ripagata: ne nasceranno pezzi strepitosi, sapientemente mixati con l'obiettivo di creare alcune tra atmosfere più suggestive di tutta la storia della musica elettronica: suoni industriali/metallici, rullanti, campionamenti di ogni genere. Un cimelio per chi ha la passione dell'elettronica, del programming e del missaggio.
Le atmosfere create dai pezzi saranno soprattutto indice di una nuova maturità, tanto a livello compositivo, quanto di produzione. Cominciano a far eco qua e là suoni lugubri che anticipano la tendenza modiana al "black". I più infatti considerano Construction Time Again, Some Great Reward e Black Celebration, una naturale trilogia dacché fanno parte di uno stesso percorso musicale giunto all'apice con l'album dell'86. Lo stesso Gareth Jones verrà confermato produttore per i singoli Shake The Disease e It's Called A Heart (1985), e per il suddetto album della maturità.
Pezzi strepitosi, si diceva. Linee originali, tocchi di genio, una tendenza incondizionata a far musica in ogni modo anche col divertirsi.
La celeberrima Master And Servant, gioiello industrial-pop, pubblicato come secondo singolo, è la proiezione di certe fantasie dom/sub di Gore, ma anche di un disincantato realismo che pervade tutti i testi dal primo all'ultimo. Liriche profonde, che alludono a volte a un rapporto di tipo dom/sub, in cui il partner viene idealizzato un po' come lo "spietato" datore di lavoro (l'immagine a volte può sembrare persino ironica). E' la tematica che ricorre nella "grigia" Something To Do, inno dell'alternativa all'alienazione del lavoro nelle fabbriche e alla routine (quale potrà essere questa alternativa secondo Gore?), mentre Lie To Me è una cruda disillusione dell'idealizzato rapporto d'amore, e ancora Stories Of Old, originale ballata incentrata sul sacrificio d'amore, che riprende melodie di ispirazione quasi medievale accostate alla crudezza "industriale". Si dia un'occhiata a tal proposito alla cover realizzata da Brian Griffin che ritrae due sposi che si promettono amore mentre sullo sfondo domina imponente un cantiere industriale.
Somebody, song memorabile nella quale la sublime voce di Gore, intrecciandosi a delicate note di piano, si lascia andare ad un'estrema richiesta d'affetto e comprensione (registrata nella sala acustica degli Hansa con Gore che cantava nudo - metafora dell'uomo bisognoso del calore degli affetti - accompagnato da Wilder).
Blasphemous Rumours è un pezzo inconsueto che si spinge oltre e fa intravedere già i Mode tetri che verranno: vi è affrontata la problematica religiosa, secondo un'ottica che vede Dio come essere cinico e spietato mentre il crudele Fato recide lo stelo della giovinezza (due fatti di cronaca sono il punto di partenza per un grido, non ateo ma deluso dalla fede, di profonda intensità patetica). Le radio ed i network in un primo momento decidono di non mandarla in onda a causa di pressioni dal momento che la si ritiene contro la morale comune di un'Europa ancora un po' troppo cieca, dove forse una musica, che indaga il mondo e la vita in generale, può fare un po' di luce.
Negli US i Mode vengono trasmessi dalle prime radio alternative che fanno la loro comparsa in quegli anni.
Problematiche dei tempi moderni giungono alle masse attraverso i media, talvolta in programmi pompati e scintillanti dal gusto tipicamente '80s, nei quali i riflettori sfavillanti urtano con l'immagine di una ragazza che si taglia le vene.
Sarà nei live che i Mode si dimostreranno una band solo in apparenza "algida" (così la definiranno in modo molto approssimativo Scaruffi e Zaccagnini). Tutt'altro: si tratta di un gruppo che suona, si diverte e sa regalare gioie e spunti di riflessione ad un nuovo pubblico, scoprendo anno dopo anno che si può crescere musicalmente soltanto con l'affondare ogni genere di preconcetto.
Il resto è racchiuso nel sorriso e nell'umiltà di quattro ragazzi.
Consigliatissimo in versione remaster CD+DVD (con bonus tracks nei vari mix in 5.1 e documentario sulla realizzazione dell'album)
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