La raccolta che mi appresto a recensire, uscita nell' 85 e poi in riedition nel '98, non è una perla dell'universo Depeche, perché i Fab Four dell'elettronica sono diventati dei miti a partire dall'86 ("Black Celebration"), ma merita comunque un voto pieno, anche se non è tra i miei prodotti preferiti. Voto 5 perché è un "documento" della parentesi Electro-pop europea dei primi '80; raccolte del genere valgono molto più di un'intera discografia di Human League, Eurythmics, ecc. Unica pecca è che la suddetta è una raccolta di singoli. E come ben si sa, non sono sempre i singoli la parte più rappresentativa di un gruppo. Anche perché sia "Speak & Spell" che "A Broken Frame", ma soprattutto "Some Great Reward" ('84) (e cito anche "Construction Time Again" per il gentilissimo sfascia carrozze) contengono perle che su raccolte come questa, o come "Catching up with Depeche Mode" o "People are People" (uscita solo in America) non ci sono. Perciò io ho sempre preferito raccolte più ampie, tipo quelle non ufficiali, o addirittura compilations fatte da me, che ti forniscono una visione maggiore dell'universo dei quattro di Basildon.
Ma veniamo al disco. Ti senti tutti i singoli di maggior successo dei Depeche Mode nei primi '80 (mica poco), pezzi remixati che qualche volta hai sentito in qualche club un po' più seri in certe "night versions" pazzesche... altro che New Romantic!C'è il primo singolo di successo "Just can't get enough", presente anche con lo Schizo Mix, "Dreaming of me" e "New Life" di cui la Mute si vanta ogni giorno della sua storia, anche se a me particolarmente non mi fanno impazzire. C'è "See you" (bella!), "The meaning of Love", "Leave in Silence" (canzone proto-techno stupenda, dal video però orrendo di Julien Temple), "Get the Balance Right", fighissima, che se nell'83 la mettevi a tutto volume, specie nella versione Combination, ragazze e gay ti venivano dietro! E poi ancora "Everything Counts" (cominci a pregustare l'industrial berlinese), la stupenda "Love in Itself" (pochi negli anni '80 facevano canzoni così), ma le ultime sono le più belle, da "People are People", canzone che gli americani amano alla follia, "Master and Servant", la dolce "Somebody", unica cantata da Martin ad essere presente, la mesta e sensazionale "Blasphemous Rumours", capolavoro dell'84. Poi due inediti del 1985, "Shake the Disease" (Maggio 1985), una delle mie canzoni preferite, con Dave Gahan e Martin Gore molto ispirati a mettere in poesia la melanconia, alla ricerca di una disperata voglia di comprensione (Understand me...), e la più fredda "It's Called a Heart" che non m'ha mai colpito ma che a molti piace. Alla fine trovi una chicca: la versione originale (1980) della grandiosa e scatenante "Photographic", più movimentata che in "Speak & Spell", quella contenuta invece nella compilation della Mute "Some Bizzarre" (1980) che includeva DM, Softcell, Human League, New Order... (correggetemi se sbaglio). Dura 3: 13
Sono tutte canzoni briose, tranne forse "Blasphemous Rumours" e "Shake the Disease", canzoni in cui i Synths ti fanno esaltare quasi come si esalta un naziskin (non mi schiero politicamente, è un esempio che mi è venuto in mente così per caso). Una raccolta, che come ho già detto, se ne frega di "Tora! Tora! Tora!", "Monument", "The Landscape is Changing", "The Sun and the Rainfall", "Lie to Me", "More than a Party"... ma che è comunque una collezione da possedere per gli amanti del Synthpop. Grazie per l'attenzione
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