Se in questi tempi di maggiore o minore (l'opinione è assolutamente impersonale) creatività floridità musicale ed artistica ci si chieda che cosa sia l'elettronica in campo melodico credo che il 90% risponderebbe menzionando una grande quantità di nomi di Djs come Guetta, Sinclair, Tiesto, e perchè no, molti farebbero il nome di Lady GaGa. Ebbene, credo che ci sia una differenza notevole da ciò che si intende con musica elettronica e diretti derivati e con electro-pop/electro-dance/electro-house.
I Depeche Mode possono essere credo unanimemente considerati i pioneri della musica elettronica in senso stretto, con una carriera a dir poco invidiabile non tanto per numeri di vendite, ma quanto per qualità ed originalità del loro trentennale repertorio. Un repertorio ricco, rinnovato, denso, cremoso e pieno di passionalità, cominciato nel lontano 1981 con l'album Speak & Spell e la hit Just Can't Get Enough, proseguito con People Are People, Never Let Me Down Again, Personal Jesus, I Feel You, It's No Good, Precious, Wrong, solo per ricordare al pubblico alcune delle più famose canzoni della band britannica. Nonostante innumerevoli problemi riscontrati durante questi anni di attività, dalla perdita di Wilder e Clarke, al definitivo collasso di Dave Gahan dovuto ad un mix micidiale di droghe che egli consumava fin dai primi anni '90, i Depeche Mode non si sono dati per vinti, non hanno abbandonato la loro carica e la loro potenza, proseguendo in un percorso formativo musicale ben definito e compatto il quale ha saputo tenere duro contro tutte le insidie e le crisi incontrate (vedi anche il periodo oscuro di Songs Of Faith And Devotion ndr.).
Con questa recensione mi accingo a parlare del disco della consacrazione, la loro vetta creativo/artistica, il loro fiore all'occhiello, ossia "Violator". Ad un pubblico ignorante in fatto di Depeche Mode basta solamente menzionare le canzoni Personal Jesus e Enjoy The Silence per rendere l'idea. Ad oggi è il loro album più apprezzato, con più di 10 milioni di copie vendute (risultato non più raggiunto negli anni a venire) e rappresenta il culmine della seconda parte della loro carriera, quella più oscura e "dark", scelta musicale e di immagine già intrapresa nei precedenti lavori Black Celebration e Music For The Masses. In Violator i Depeche Mode tentano inoltre di aggiungere un prezioso elemento di teatralità che possa rendere più uniforme il lavoro nel suo insieme.
Si incomincia con World in My Eyes e si ha l'iniziale impressione che l'atmosfera dell'album non sia così tetra e oscura di come si poteva prevedere: la voce di Gahan è decisa, fluida, aperta, nulla lascia a pensare al dopo che già con Sweetest Perfection, performata da Gore, dove ci si immerge in un mondo di suoni distorti, bui, quasi da film thriller/horror, con sottofondi che risaltano ancora quella scura teatralità menzionata.
Con Personal Jesus, canzone simbolo del gruppo, conosciuta, copiata e utilizzata come sample in altre canzoni di numerosi altri artisti (Marylin Manson...) si nota quell'originalissimo mix di elettronica, rock, folk, country e anche un po' funky come sfondo di un testo che analizza insieme tematiche di sesso e religione (in questo ricorda la Madonna di Like a Prayer).
Un senso di irrequietezza e insicurezza generale si nota anche in Halo, mentre nelle due tracce successive i cieli scuri incominciano a schiarirsi e le nuvole a diradarsi. Forse non tanto in Waiting For The Night, ma certamente nella celeberrima Enjoy The Silence dove sembra addirittura che l'album sia in procinto di prendere una svolta finale dettata da una più concisa serenità e spensieratezza. Enjoy The Silence è inoltre la canzone dei Depeche Mode che più si avvicina alle sonorità dance-house molto di moda nei primi anni '90.
Mentre Policy Of Truth riscalda gli animi prima dello shock finale con melodie tutto sommato pacate e tranquille, senza particolari distorsioni elettroniche oscure, ci si avvicina al termine dell'opera (Violator contiene solo 9 tracce, sono pochi gli album dei Depeche Mode dove si trova un gran numero di canzoni inserite). Gore, con la sua interpretazione di Blue Dress, riprende le atmosfere scure, ma con meno convinzione delle precendenti tracce, inserendoci un pizzico di liricità. La conclusione dell'album è rappresentata da Clean che sembra anticipare le sonorità del successivo Songs Of Faith And Devotion, molto più rockeggiante dei precendenti, ricordato soprattutto come il disco della crisi.
"Violator" rappresenta un mattone importante del "Palazzo della Musica", un'opera coesa, compatta e ricca, nonostante la scarsità di canzoni, scarsità che viene colmata subito con una serie di suoni e melodie all'avanguardia.
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