“ Let me take you on a trip/ Round the world and back/ And you won’t
have to move/ Just sit still ”
La frase che apre questo piccolo capolavoro della musica elettronica,
all’inizio degli anni novanta, riesce a riassumere bene quali fossero
le intenzioni dei Depeche Mode rivolte verso gli ascoltatori: far
viaggiare la gente ad occhi chiusi, con un paio di cuffie, attraverso
le loro canzoni, senza farle uscire dalla propria camera.
Violator esce nel 1990, dopo che le sue canzoni sono passate nelle sale
di missaggio di mezzo mondo (tra cui anche Milano) .
Tutte le canzoni sono scritte da Martin Gore.
La voce di Dave Gahan appare precisa in tutta l’opera, così
nera, cupa, anche se la vera perfezione, per quel particolare timbro,
si sentirà solo tre anni dopo, con Songs Of Faith And Devotion.
Certo, ascoltando il disco oggi, mettendolo a confronto con la nuova
musica elettronica, il tutto ci
appare un po’ sbiadito, o forse un po' meno suggestivo, ma si sente che
questo disco ha un’anima profonda.
“Personal Jesus” con il suo riff molto Roadhouse Blues cattura ancora e
“Enjoy The Silence” ha nel testo un minimalismo sconcertante, quasi mai
più raggiunto dai DM in futuro.
Melodie e sonorità fortemente legate agli anni ottanta, ma anche
molta voglia di innovazione e una concezione del rock molto dark ma,
anche qui, allo stesso tempo, legata ad una sfrenata energia, al
divertimento, al sudore (vedere molti live trascinanti).
Siamo ancora lontani dal successo mondiale ma anche dalla quasi morte
di Gahan, dall’abbandono di Alan Wilder, dalla voglia sfrenata di
Martin Gore di fare un disco solista e piombare nell’anonimato
più vertiginoso.
Ogni canzone di questo album (fatta eccezione per Sweetest Perfection
che sembra una ballad di Marilyn Manson senza troppi effetti) poteva
essere un potenziale singolo, tanto belle sono le idee sonore che lo
sorreggono.
Un suono curatissimo, rumori
industrial in sottofondo, loop psichedelici non troppo complicati, ma
è soprattutto a livelli di testi e di voce (e di cuore) che
l'album stupisce.
Oggi molte band si ispirano ai DM rubacchiando qua e la, ma nessuno ha
ancora raccolto la loro eredità, forse proprio perché
non basta copiare la musica: è un fatto di anima e, in quella di
Martin Gore c’era parecchia roba da tirar fuori.
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