Dopo aver ascoltato i Desaparecidos e aver cercato qualche informazione sulla band ti rendi subito conto di quale sia il loro più grande difetto: hanno avuto una vita troppo breve. Forse doveva andare così, però non si può non ammettere il dispiacere. Sia chiaro, non stiamo parlando di una band trascendentale, di quelle di cui la Storia della Musica aveva eccessivo bisogno, però quando un gruppo è riuscito è sempre meglio se continua a stare in circolazione, no?
La band, originaria del Nebraska (U.S.A.), ha suonato dal 2001 al 2002 e poi si è fermata, salvo fare una comparsata nel 2010 per un solo concerto americano. Il motivo fondamentale della breve durata del gruppo sta nel fatto che si è trattato di uno dei vari progetti paralleli di Conor Oberst, cantante e chitarrista dei Bright Eyes, fondati da Oberst stesso e dediti ad un Folk-Indie-Rock parecchio apprezzato, soprattutto dal popolo internettiano. Assieme a lui nei Desaparecidos altri 5 musicisti (di cui due sono i bassisti, che si danno il cambio) tra cui Denver Dalley, che nel 2003 ha fondato gli Statistics, band Emo-Rock sotto contratto con la Jade Tree Records.
Ma veniamo all'album, dopo la necessaria introduzione. "Read Music/Speak Spanish" è un disco piacevole, che scorre via tranquillo, canzone dopo canzone, lasciando diverse melodie incollate nella testa dell'ascoltatore, che poi sarà costretto a canticchiarle con tanto di sorriso (ebete) stampato sulla faccia. Il sound proposto è un Emo ben suonato con tocchi di Post-Hardcore “smussato” dalle tastiere quasi-sempre-presenti, piazzate lì come a far da freno pop ad un sound che talvolta potrebbe incattivirsi troppo per i gusti della band (io ne sarei stato felice!). Conor Oberst si mette alla prova: abituato ad un cantato tranquillo e intimo con i suoi Bright Eyes, qui fa quello un po' inca**ato per davvero, come richiesto dal genere, e vi riesce abbastanza bene, in una maniera che sembra spontanea, naturale, non forzata. Sentire per credere brani come “Manana” o “Greater Omaha”, tra quelli più fortunati dell'intero album. Gli altri musicisti (il già citato Denver Alley, Landon Hedges, Ian McElroy e Matt Baum) fanno un'ottima figura, creando un suono fresco, per niente spigoloso e che non sa di copia-incollato da qualche altra band.
"Read Music/Speak Spanish" presenta in totale 9 canzoni nella versione originale (quella che ho ascoltato io) e 10 in quella internazionale. I Desaparecidos fecero uscire un solo singolo estratto da quest'album, “The Happiest Place on Earth” nel 2001, pezzo carino ma che stenta a partire. Personalmente preferisco altre canzoni, come ad esempio le sopracitate “Manana” e “Greater Omaha” e poi “Man and Wife, the Latter (Damaged Goods)”. Però in fondo mi piacciono parecchio anche “Survival of the Fittest/It'sa Jungle Out There” e “Man and Wife, The Former (Financial Planning)”, tutte incentrate sulla tematica che la fa da padrone nell'intero album: la critica al sistema di vita occidentale, specialmente americano, tutto incentrato sul consumo e sul denaro e che non sa guardare oltre alle attrazioni materiali. Questo ci canta il caro Oberst.
Il momento più debole dell'album trovo che sia “Mall of America”, troppo pasticciata dal tastierone di McElroy, che comunque anche in altri brani a volte si fa prendere un po' la mano. Ovviamente dipende dai gusti, ma a me nell'Emo che risente del Post-Hardcore le tastiere troppo invadenti non piacciono tanto, come si sarà capito... Ma nonostante questo il disco è consigliabile un po' a tutti, visto che non si tratta di un album troppo impegnativo o di quelli apprezzabili solo dagli amanti del genere.
Certo che, Oberst, potevi anche provare a mandarlo avanti questo progetto...
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