Altra interessante produzione di marca Black Widow: questa volta tocca ai Desert Wizards, gruppo proveniente da Ravenna. La copertina multicolorata rimanda a vivide suggestioni psichedeliche, a un periodo storico irripetibile in cui la musica e l’arte vivevano una nuova stagione creativa. In America nomi come Grateful Dead, Jefferson Airplane e Quicksilver Messenger Service erano gli alfieri della psichedelia mentre in Inghilterra c’erano i primi Pink Floyd del Diamante Pazzo Syd Barrett. La musica dei Desert Wizards in realtà prende solo alcune dele suggestioni citate, in particolare qualcosa dei primi Pink Floyd, ma paga il tributo soprattutto a certo doom di marca Black Sabbath anche se è presente pure un’attitudine garage che può ricordare il revival di gruppi come Plan 9 e Fuzztones. Il primo brano “Astral Master” è un piccolo capolavoro: un basso pulsante e chitarre effettate creano un’atmosfera genuina e psichedelica che sembra provenire direttamente da “The Piper at the Gates of Dawn”. Tutto suona “datato” nella musica dei Desert Wizards ma questo non è necessariamente un fatto negativo: forse qualcuno storcerà la bocca ma chi ama il sound di fine anni ’60 e inizio anni ’70 troverà pane per i suoi denti. Ai Desert Wizards non manca certo la grinta come si può ascoltare in “Born Loser”, con un tipico organo settantiano e le chitarre in grande evidenza: impossibile resistere. “Red Sun” è un altro dei pezzi forti con ancora un bel basso ad introdurre una bella cavalcata rarefatta psych-hard. Molto suggestivo poi il brano "The Man Who Rode the Time", sorta di viaggio spazio temporale da cui è stato tratto un singolo e un video. Ma, nel complesso, non ci sono momenti deboli: il contesto è derivativo al massimo ma d’altronde questa era una critica che si faceva anche al movimento neopischedelico degli anni ’80. Forse le voci non sono completamente a fuoco ma questo non inficia comunque la bontà di questo progetto. Disponibile presso Black Widow: http://blackwidow.it/ .
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