EREDITA’ EXTREMA
Non scopro certo l’acqua calda dicendo che una band cerca di uscire dalla mischia puntando su un singolo con un video accattivante. Spesso succede però che, anche nei generi estremi, il suddetto hit sia di una banalità sconvolgente, quasi imbarazzante. Ebbene, provate a guardare il video linkato qui sotto e ditemi se i Destrage non sono riusciti nell’intento di unire Mathcore e orecchiabilità senza cadere nemmeno per un secondo nel ridicolo. Il geniale video poi, creato da uno dei due chitarristi, si lega perfettamente all’ironica schizofrenia del pezzo.
Sin dalla prima visione ne rimango folgorato: un suono pazzesco, cantanto che spazia dal Growl allo Scream al Clean, un batterista che spacca alla grandissima, ritmica sincopata da panico.
MA CHI CA*** SONO???
Qualche minuto di ricerca e arriva la graditissima sorpresa: italiani, di Milano!
Pochi giorni e "The King is Fat’n’Old" rulleggia alla grande sia in macchina che a casa che in ufficio e, ad oggi, non c’è band che non rimanga in coda. Monopolio totale!
Primo impatto devastante, prime impressioni positivissime: la violenza dei Lamb of God ("Double Yeah") unita alla psicosi dei Dillinger Escape Plan ("Smell You Later Fishy Bitch") e al divertimento scanzonato degli Every Time I Die ("Jade’s Place").
Dopo ripetuti ascolti l’intricata matassa di continui passaggi e cambi tempo comincia a dipanarsi, entra in testa l’ennesimo particolare, il dettaglio nascosto che ti chiedi come avesse fatto a sfuggirti prima.
Dall’inizio alla fine di questo “The King” non sai mai dove il pezzo andrà a parare, come si svilupperà e terminerà. Abituato a sentire band clone o che riciclano se stesse all’infinito, scusate se è poco.
Evidente l’alto tasso tecnico di tutto il combo, spesso arma a doppio taglio, ma non in questo caso.
Evitati infatti la freddezza polare e gli inutili virtuosismi fini a se stessi.
Più che esprimersi negli assoli, quasi sempre brevi ma intensi ("Neverending Mary","Back Door Epoque","Home Made…"), i nostri puntano su ritmiche da infarto, variazioni di ritmo e di colori, passando in breve tempo da martellamenti in puro stile Fear Factory/Meshuggah ("Twice The Price") ad aperture melodiche mai banali ("Back Door Epoque" stupenda, tre canzoni in una) e sfociando in più di un’occasione in brevi intermezzi di chitarra classica/flamenco (se avessero sviluppato "Back Door Reprise" avrei goduto da bestia!).
Ma se già tutte queste caratteristiche difficilmente possono riscontrarsi in un’unica band Metalcore (giusto per etichettarli in modo superficiale e quasi inopportuno) e non vi bastano, aggiungete ancora un ingrediente, forse quello che ho apprezzato maggiormente: l’ironia che traspare anche nei pezzi più tosti ("Home Made Chili Delicious Italian Beef","Panda Vs Koala", titoli che già dicono tutto, con quest’ultimo che termina con l’annuncio della vittoria di Panda in stile Tekken!), la voglia di non prendersi mai troppo sul serio pur lavorando, ehm, seriamente, e il divertimento che trasmettono in ogni singola nota. Continuo ad immaginarmeli cantare e suonare con il sorriso sulle labbra, alla faccia delle croci rovesciate e delle smorfie da pitbull che il genere ormai propina.
Impossibile entrare nel dettaglio dei singoli pezzi, ci vorrebbe una vita per ognuno, ma credetemi che se questi ragazzi fossero americani li troveremmo fin da subito sulle copertine delle riviste di settore e a far da spalla nel tour di qualche superbig.
Pensieri che mi riportano alla band che negli anni ’90 fu il riferimento nel panorama Thrash italiano: ovviamente gli Extrema.
L’eredità spero si “limiti” a curare la produzione dei dischi (un plauso doveroso a Rigotti), a provare ad essere sempre un passo avanti e portare il proprio nome sui palchi di tutt’Italia, e non solo.
Ma l’eredità non basta, evidente che ci vorrà quel pizzico di fortuna che ai “vecchi” milanesi mancò.
Io ci credo e loro, ovviamente, di più.
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