Il 2008 sembra essere un anno di grandi ritorni e sembra che neanche il trio di thrasher teutonico conosciuto come Destruction voglia mancare nella lista dei gruppi di nuovo alla carica. Non conosco molto i precedenti album per cui non posso fare paragoni ma devo ammettere che quest'ultima uscita è davvero buona. Thrash metal in piena regola.
Innanzitutto notiamo un buonissimo artwork con diverse immagini divertenti nel libretto con i testi. Sul retro scopriamo che il titolo è un acronimo formato dai titoli delle canzoni. Certo non è questo a fare un buon album ma sicuramente aiuta, ma finiti i convenevoli mettiamo il cd dentro il lettore e sentiamo cosa ci riserva il trio di Schmier questa volta.
"D.evolution" inizia con un motivetto di chitarra acustica, poi parte il coro "DEVOLUTION" seguito da un urlo di Schmier e siamo trascinati in un vortice di violenza e potenza che si interrompe solo con un fantastico assolo di Vinnie Moore degli UFO, special guest. La canzone, come del resto tutto l'album (a dire il vero non so se definirlo concept), accusa la degradazione dell'uomo moderno, la sua devoluzione appunto.
"E.levator to hell" è la traccia 2 che continua sullo stesso stile della precedente, con la tagliente voce del bassista e dei potenti cori come ritornelli intermezzate da potenti assoli, stavolta di Mike.
"V.icious circle- The seven deadly sins" è uno dei pezzi migliori dell'album, cattivo e incazzato nel miglior stile thrash teutonico.
"O.ffenders of the Throne" è un' altra buona traccia con un ritornello facilmente assimilabile.
"L.ast desperate scream" contunua sulla stessa onda delle precedenti, con un ottimo assolo di Jacob Hansen, ennesimo guest.
"U.rge - The greed of gain" ha un buonissimo ritornello melodico e un assolo di Jeff Waters degli Annihilator.
"T.he violation of morality" non aggiunge nulla di nuovo all'album, è una traccia di riempimento. Nulla di che.
"I.nner indulgence" è lo stesso discorso della traccia precedente, continuano i potenti riff e i cori sovrastati dagli urletti di Schmier.
"O.dyssey of frustration" sempre la stessa miscela delle tracce precedenti, si nota solo un buon ritornello e due guest, Jacob Hansen e Flemming C.
"N.o one shall survive" chiude l'album, sicuramente buono, ma che finisce per annoiare e a parte qualche buona canzone non presenta nulla di nuovo, anche se sicuramente non lo toglie. Un album di cui forse avevamo bisogno, che si va ad aggiungere al buonissimo ritorno dei Testament. Speriamo che sia lo stesso per i fratelli Kreator
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