L'Heavy Metal è il genere musicale maschile per antonomasia. Ora, non che la donna venga discriminata (colgo l'occasione per fare un'appello a tutte coloro che volessero avvicinarcisi di contattarmi in webcam tassativamente in bikini), ma per avere ''le physique du role'', siamo sinceri, è necessaria una certa predisposizione alla volgarità e all'indelicatezza, un senso del pulito pari a quello di un cinghiale sardo, un'arte della sciatteria da sempre prerogativa del metallaro masculo.
Soltanto in tempi tutto sommato recenti si è assistito ad una sdoganazione della figura femminile riscuotendo, negli anni, una certa attenzione, anche in termini di percezione estetica (un Eric Adams strapompato e impomatato all'inverosimile non potrà mai competere, in questo mondo di Bunga-Bunga e Robacuori, con una Anneke Van Giersbergen, quand'anche fosse struccatissima e trasandata), sebbene rappresenti tuttora una percentuale irrisoria nell'intero panorama mondiale: Lee Aaron, Lita Ford, Doro in ambito classico, Lori Bravo (Nuclear Death), Nicole Lee (Znowhite) e Katherine Thomas (The Great Cat) in quello più brutale, solo per citare gli esempi antesignani. Ho optato per questa (in)utile prefazione solamente per presentarvi i Dètente, band losangelina, che, (indovinate un pò!) aveva tra le sue fila, o meglio dietro al microfono, appunto una donna, tale Dawn Crosby, una specie di John Connelly senza coglioni (anatomicamente parlando).
Per la serie ''faccio un disco e poi sparisco dalla circolazione'', dopo i Powermad, eccovi servita un'altra band ''monovulare'' che nel 1986 diede alla luce ''Recognize No Authority'', dischetto di grezzo, diretto, ignorante Thrash Metal per poi scomparire dalla scene e sciogliersi definitivamente alla morte, per abuso di alcool, della Crosby; ed è proprio la voce di Dawn la peculiarità più significativa del combo, trascinando tutti gli altri appresso con le sue urla assassine accompagnate da tonalità ruvide e rendendo il clima malvagiamente sofferto e brutale. I riff di Caleb Quinn e Ross Robinson (poi divenuto famoso produttore) suonano sempre crudi e metallici impreziositi da assoli discretamente veloci che alternano la tecnica tapping ad alcune pause meno impulsive, dove le melodie dark prendono il sopravvento (''Shattered Illusions''). Le strutture risultano comunque immediatamente accessibili, vedi il ritornello orecchiabile di ''Holy Wars'', ma gli umori all'interno di ogni singola canzone variano dall'Hardcore di ''Losers'' allo Speed old-school di ''Widows Walk'', dalle veloci ripartenze di ''Life Is Pain'' e ''Blood I Bleed'' ai rallentamenti maturi di ''Russian Roulette'' e del mid-tempo finale ''Voltures In The Sky''.
Ci sono due scuole di pensiero riguardo ai Dètente: la prima sostiene che siano stati una band cardine della seconda ondata thrash al tempo esageratamente sottovalutata, autrice di uno degli album più snobbati di quegli anni che deve forzatamente essere riconsiderato e rispolverato non soltanto dai collezionisti più accaniti ma da tutti i fan; poi c'è chi (come me) reputa il gruppo dignitoso, a volte troppo derivativo (in certi frammenti è come sentire un'ibrido tra i primi Megadeth e i vecchi Cro-Mags prendendone in eredità solo i difetti), che ha avuto il suo quarto d'ora di fama principalmente per la tipicità della cantante, come dimostra anche la reunion in tempi recenti che ha saputo partorire, per adesso, solo un'insipido successore.
Detto ciò ''Recognize No Authority''(ristampato nel 2006) resta comunque un platter che segnalo a tutti i thrasher che non disdegnano certe sonorità tendenti al Punk/Hardcore (D.R.I. e Corrosion Of Conformity in primis) con ottimi testi di denuncia della società americana del periodo quali il conflitto nel Medio Oriente o i diritti della classe femminile, però, se sono i lavori basilari che lasciano un segno indelebile nella storia il vostro pane quotidiano, vi consiglio di sintonizzarvi altrove senza troppi rimpianti.
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