Voglio bene ai belgi Deus. Perche' non se la tirano, perche' sono persone normali che scrivono belle canzoni. Perche' le colorano delicatamente o con impeto, ma sempre con approccio e metodo sincero.
Nove nuove storie a partire da Keep You Close, meravigliosa creatura acustico-orchestrale, dalla melodia ariosa, che coniuga universalità ed intimismo, degnissima erede del classico "Nothing Really Ends". E poi, a ruota, alla De Vlaeminck, tante gemme preziose. "Dark Sets In" porge oscuri ed ammaglianti preludi, una latente tensione che
esplode nei cori, cosi' come avviene nella successiva Twice We Survive, con l'ottimo contributo di Greg Dulli, reduce dallo straordinario Dynamite Steps, con i suoi Twilight Singers. Second Nature e The Final Blast, percorrono binari piu' omogenei, scorrono piacevoli, come un getto d'acqua calda su mani intorpidite dal gelo. Ghosts è irresistibilmente brillante. Tom Barman conduce, seguito da controcanti minimali ed azzeccatissimi, una splendida
canzone pop che confluisce in una coda elettrica, graffiante, vorticosa. Constant Now, il singolo apripista, ribalta i ruoli consueti di strofa e chorus. Invertendo l'ordine dei fattori, il risultato non cambia. Pezzo godibilissimo. The "End of Romance" è pacata, quasi bucolica, il parlato di Tom Barman guida il lieve incedere della melodia, le cui sfumature aprono squarci di sereno, per poi confluire in un delicato messaggio chiaro e preciso, come un dipinto di Van Eyck. Si chiude con "Easy". E si chiude alla grande, come questo grande disco merita. Dapprima i sintetizzatori a descrivere un'atmosfera fredda, glaciale, poi un meraviglioso finale che riprende la maestosità dell'incipit "Keep You Close", tre minuti che non vorresti finissero mai.
Come i dischi dei Deus.
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