C'erano una volta due bei ragazzi, uno biondo e uno moro; erano i primi anni '80, e a guardarli sembravano un classico duo di fotomodelli prestato ad un synth-pop all'acqua di rose; cose che all'epoca succedevano e succedono tutt'ora, con musiche ancora più penose tra l'altro. Però quanto si parla di Germania, quando si parla di NDW bisogna sempre aspettarsi l'inaspettato, loro ne sono un fulgido esempio: inconfondbili, dissacranti, freddi, ossessivi, Robert Gorl (factotum-compositore) e Gabriel Delgado-Lopez (cantante), hanno lasciato un segno profondo e radicato, come precursori della EBM ma non solo. Con "Der Mussolini" sono balzati in testa alle classifiche, facendo ballare e i benpensanti piagnucolare, e il tutto senza borchie e pentacoli, senza scandaletti da rotocalco, senza storielle "mitologiche", semplicemente con un singolo tanto cafone quanto geniale ed irresistibile e l'accostamento vincente: Gesù Cristo insieme al Dvce e al Fuhrer? Aaah panico paura, ma come si permettono! Bam, numero uno assicurato. Senza i DAF non sarebbero esistiti i Rammstein (e senza i Rammstein non avrei mai conosciuto i DAF, sono un figo, eh? Beh, se si pensa che nell'immaginario colletivo dei regazzini vanno di pari passo con gli Slipton e con Marlin Manson direi proprio di si...) pensate non solo al sound (e in parte la voce) ma anche all'ostentato antiamericanismo e l'identità fortemente "nazionale" della proposta, al rifiuto di certi clichè del rock, e a quell'immaginario visivo omoerotico e dissacrante che ha contribuito alle fortune del sestetto di Berlino Est, per qualcuno sarà tutt'altro che un merito; che dire, pazienza.
E a volte ritornano, per poi sparire ancora; dopo quasi vent'anni di latitanza e di altri progetti Gabi e Robert si ripresentano nel 2003, a modo loro, con una copertina (che si richiama direttamente a quella di "Alles Ist Gut", l'album che dall'underground li proiettò verso la notorietà) e un titolo, quindici nuove canzoni dei DAF, che parlano da sè: 100% estetica, (apparente) mancanza di fantasia e spirito teutonico, 100% DAF. Ovviamente è non si può pretendere che nel 2003 la loro proposta musicale abbia la stessa risonanza e impatto dirompente del 1981, però rimane godibilissima, anzi, di più, rimane una figata. Questi due sono la dimostrazione di come sia possibile ottenere un sound d'impatto, muscolare, cazzuto (e sul serio, non millantato come per altri di cui mi sono occupato recentemente), con un approccio essenziale, ridotto allo stretto indispensabile. Ovviamente si tratta di musica abbastanza ripetitiva, ma anche questo fa parte del suo fascino; non per tutti i giorni, non per tutte le situazioni, però questo disco trasmette una grande carica di energia, in una forma astuta e ben collaudata ma senza fronzoli inutili, e questo è un plus apprezzabilissimo. Robert Gorl rimane un infaticabile automa sforna-grooves, però a conti fatti gli anthems a'la "Der Mussolini" non sono poi molti, c'è il singolo "Der Sheriff", ripreso qualche anno più tardi dalla bravissima Nena, "Die Luge" e "Ich Bin Tot", che ricordano abbastanza da vicino lo stile dei primi Oomph!, altri "discepoli" dei Nostri, e "Der Prasident", pulsazioni fredde per una Guerra Fredda che per i DAF sembra non essere mai finita. Prevale generalmente un approccio un po' più subdolo, ritmi lenti-andanti e il cantato/recitato di Gabi Delgado in primissima linea; tra gli episodi migliori citerei sicuramente "Kinderzimmer", "Algorithmus", "Moschino, Heckler Koch", le ritmiche tribal-futuristiche di "Satellit" e quelle ossessive e ubriacanti di "Seltsame Freunde", poi la cantilenante "Rock Hoch", che si propone come erede di "Der Rauber Und Der Prinz". Il carisma di Gabi Delgado amplifica ulteriormente il fascino decadente e obliquo di queste canzoni, aggiungendo un tocco di teatralità sciamanica. E si potrebbero intavolare trattati e discorsi infiniti su queste commistioni tra industriale e tribale, ma andiamo avanti.
Ci sono comunque un paio di variazioni sul tema, che viaggiano in direzioni opposte: "Komm In Meine Welt", pur mantenendo una ritmica semplice e monocorde (e i DAF sono dei veri artisti della monocordità, esiste come vocabolo? Vabbè se non esiste me lo invento io), si distacca notevolmente dal resto dell'album, il cantato è più melodico, più piacione, il sound molto sensuale, quasi rilassante, quasi sognante, mentre con "Mira Como Se Menea" si giocano la carta della parodia, inventandosi un tormentone scassacazzi latino-americano (balante balante ariba ariba...) a modo loro, ovviamente molto più gradevole e anche più sexy di un qualsiasi tormentone scassacazzi latino-americano. "Ich Bin Morgen Wieder Da", nove minuti retti con insospettabile classe e fluidità, rappresenta un degno commiato per il duo, c'è una percepibile nota di sognante malinconia, piacevolmente contrastante con il cantato stentoreo e guttural di Gabi, che poi si fa da parte a favore di una bella coda strumentale. Ebbene si, i DAF come recording artists finiscono ufficialmente con questo album, negli anni successivi si dedicheranno unicamente all'attività live, fino all'annuncio del definitivo scioglimento che risale a gennaio 2015; attualmente dovrebbero essere impegnati nel loro tour d'addio. Un ritorno estemporeano quindi, ma che ha allungato ulteriormente la loro ombra e la loro influenza: "Der Sheriff" coverizzata da Nena e remixata dai VNV Nation e inoltre, per chi conosce i R+, "Der Sheriff" => "Amerika", "Mira Como Se Menea" => "Te Quiero Puta"; insomma non sono passati inosservati, e hanno chiuso in grande stile una carriera da pionieri, chapeau.
E a volte ritornano, per poi sparire ancora; dopo quasi vent'anni di latitanza e di altri progetti Gabi e Robert si ripresentano nel 2003, a modo loro, con una copertina (che si richiama direttamente a quella di "Alles Ist Gut", l'album che dall'underground li proiettò verso la notorietà) e un titolo, quindici nuove canzoni dei DAF, che parlano da sè: 100% estetica, (apparente) mancanza di fantasia e spirito teutonico, 100% DAF. Ovviamente è non si può pretendere che nel 2003 la loro proposta musicale abbia la stessa risonanza e impatto dirompente del 1981, però rimane godibilissima, anzi, di più, rimane una figata. Questi due sono la dimostrazione di come sia possibile ottenere un sound d'impatto, muscolare, cazzuto (e sul serio, non millantato come per altri di cui mi sono occupato recentemente), con un approccio essenziale, ridotto allo stretto indispensabile. Ovviamente si tratta di musica abbastanza ripetitiva, ma anche questo fa parte del suo fascino; non per tutti i giorni, non per tutte le situazioni, però questo disco trasmette una grande carica di energia, in una forma astuta e ben collaudata ma senza fronzoli inutili, e questo è un plus apprezzabilissimo. Robert Gorl rimane un infaticabile automa sforna-grooves, però a conti fatti gli anthems a'la "Der Mussolini" non sono poi molti, c'è il singolo "Der Sheriff", ripreso qualche anno più tardi dalla bravissima Nena, "Die Luge" e "Ich Bin Tot", che ricordano abbastanza da vicino lo stile dei primi Oomph!, altri "discepoli" dei Nostri, e "Der Prasident", pulsazioni fredde per una Guerra Fredda che per i DAF sembra non essere mai finita. Prevale generalmente un approccio un po' più subdolo, ritmi lenti-andanti e il cantato/recitato di Gabi Delgado in primissima linea; tra gli episodi migliori citerei sicuramente "Kinderzimmer", "Algorithmus", "Moschino, Heckler Koch", le ritmiche tribal-futuristiche di "Satellit" e quelle ossessive e ubriacanti di "Seltsame Freunde", poi la cantilenante "Rock Hoch", che si propone come erede di "Der Rauber Und Der Prinz". Il carisma di Gabi Delgado amplifica ulteriormente il fascino decadente e obliquo di queste canzoni, aggiungendo un tocco di teatralità sciamanica. E si potrebbero intavolare trattati e discorsi infiniti su queste commistioni tra industriale e tribale, ma andiamo avanti.
Ci sono comunque un paio di variazioni sul tema, che viaggiano in direzioni opposte: "Komm In Meine Welt", pur mantenendo una ritmica semplice e monocorde (e i DAF sono dei veri artisti della monocordità, esiste come vocabolo? Vabbè se non esiste me lo invento io), si distacca notevolmente dal resto dell'album, il cantato è più melodico, più piacione, il sound molto sensuale, quasi rilassante, quasi sognante, mentre con "Mira Como Se Menea" si giocano la carta della parodia, inventandosi un tormentone scassacazzi latino-americano (balante balante ariba ariba...) a modo loro, ovviamente molto più gradevole e anche più sexy di un qualsiasi tormentone scassacazzi latino-americano. "Ich Bin Morgen Wieder Da", nove minuti retti con insospettabile classe e fluidità, rappresenta un degno commiato per il duo, c'è una percepibile nota di sognante malinconia, piacevolmente contrastante con il cantato stentoreo e guttural di Gabi, che poi si fa da parte a favore di una bella coda strumentale. Ebbene si, i DAF come recording artists finiscono ufficialmente con questo album, negli anni successivi si dedicheranno unicamente all'attività live, fino all'annuncio del definitivo scioglimento che risale a gennaio 2015; attualmente dovrebbero essere impegnati nel loro tour d'addio. Un ritorno estemporeano quindi, ma che ha allungato ulteriormente la loro ombra e la loro influenza: "Der Sheriff" coverizzata da Nena e remixata dai VNV Nation e inoltre, per chi conosce i R+, "Der Sheriff" => "Amerika", "Mira Como Se Menea" => "Te Quiero Puta"; insomma non sono passati inosservati, e hanno chiuso in grande stile una carriera da pionieri, chapeau.
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