Berlino è una città immensa, più di tre milioni di abitanti, parchi enormi e palazzi scintillanti, vetro e acciaio, questo è lo skyline di una città storica in cui gli incroci di razze e di culture creano un fermento artistico che và dalla musica alla pittura, dal cinema alla letteratura, come fosse una sorta di rivincita nei confronti di quel muro, che in passato aveva soffocato la vita e le speranze di milioni di persone.
Ed è qui che i Devastations decidono di registrare il loro terzo album, sotto etichetta Beggars Banquet, Berlino non a caso, Berlino come la capitale d'Europa, per loro australiani come i Birthday Party e i Go Betweens, Berlino fonte di ispirazione e di malinconia oscura, Berlino mescolata con Londra e con il resto del mondo, strutture elettroniche che si riallacciano con la scrittura classica della canzone d'autore, i Kraftwerk che incontrano John Cale, il piccolo club e il grande stadio. "Yes,U" è una fotografia istantanea che immortala l'immagine di Leonard Cohen con i Can, passando per i Bauhaus, un'alchimia sonica che bisbiglia ed urla, nella notte, una fuga romantica dal fascino iridescente.
"Yes,U" segue gli splendidi "Coal" e "The Devastations", minaccioso e dilatato conferma il talento del trio, inserendoli in uno spazio sonoro che sta fra i Tindersticks e gli American Music Club, la sua struttura aperta e intensa lo colloca al centro del mondo, come lo sono le strade di Berlino, oggi turistiche e commerciali, dalla memoria corta, un viaggio nei piccoli quartieri urbani, nascosti ed allacciati dalle grandi strade, che minacciose portano un flusso di gente, distratta, attenta solo alla modernità ed all'effimero, dimenticandosi della storia.
Ed è proprio questa l'aria che si respira in quest'album, quella dei piccoli quartieri, vicoli stretti e scantinati soffocanti si riempiono dei suoni di queste 10 tracce, che urlano e sussurrano, accompagnate da un sound in bilico fra gli anni 80 e il 2000, un suono vicino al battito del cuore, caldo ed avvolgente, gotico e raffinato.
"Black Ice" suona come una melodia di Giorgio Moroder che accompagna le scene di un dramma psicologico, eccitante ed erotico in un film degli anni '70, "Oh Me, Oh My" è una fantasia distorta e feedbackata che porta alla mente le migliori scene di David Lynch, eterea ed ipnotica, "Rosa" è il centro dell'album, la batteria minacciosa di Hugo accompagna la chitarra "lunga", mentre la voce di Conrad Standish canta come fosse Nick Cave in un crescendo apocalittico che libera tutta la rabbia di una città violentata e dalla storia violenta, come se i Dinosaur Jr coverizzassero i Black Heart Procession, le canzoni di "Yes,U" non esplodono mai, ma pulsano e si contraggono, quasi tossiscono, come in "The Pest", ripetitiva e claustrofobica, scava dentro e all'interno dell'anima circola, senza via di uscita, nel profondo si incunea alla ricerca del parassita, e in "As Sparks Fly Upwards" trova l'uscita, uno spazio immenso si rivela, libertà e futuro.
"La luce intermittente dell'insegna illumina la mia stanza, tutte le sere, i rumori della strada accompagnano la mia vita, mentre la mia ombra si allunga, dal letto al cavalletto, la musica amplifica le sensazioni, soffoco e sono pieno d'amore"
L'album si chiude con "Misericordia", un brano strumentale che ricorda una colonna sonora di Ennio Morricone, Bello, veramente, tutto.
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