"Nino Rojo" arriva dopo il buon lavoro di Devendra con "Rejoicing in the Hands" e devo dire che di quest'ultimo mantiene intatti la semplicità, la freschezza e la spensieratezza già visti nel primo. Devendra è un "fricchettone" del nuovo millennio, vuole che si sappia in giro, ci tiene... i suoi accordi li pesca nella tradizione folk, blues, ma anche dei "loners", i cosidetti "solitari", delusi post-Woodstock che decisero di ripiegare su tematiche come l'amore, le passioni della vita e la disillusione, dopo anni d'impegno politico.

Il disco, dall'inizio alla fine, sembra quasi avvolto in un aura speciale, magica e mistica (Devendra si propone come traghettatore in un viaggio attraverso i sogni e le speranze) così come i suoi video sembrano sempre un po' sfogati, indefinibili, inafferrabili.
Per il resto lui potrebbe risultare un po' antipatico, è vero, barba lunga, capelli lunghi, vestiti da figlio dei fiori, novello hippie con la voce che o ti piace o non ti piace.
Diciamo che "se la sente calla" (per eventuali chiarimenti consultare il vocabolario della "lingua romana"), ma se si chiudono gli occhi e si ascolta la sua chitarra vibrare insieme alla sua voce particolarissima, io dico che ci si dimentica di tutto. Per Devendra il tempo si è fermato, bloccato ad una calda estate di fine '60 di Haight Ashbury, San Francisco: gli "acid test", il fumo denso della marijuana, le comuni, i pulmini della Volkswagen, il sesso e il senso di fratellanza, la centralità dell'amore, quando la California era il centro propulsore e vero cuore pulsante, e non solo per quanto riguarda la musica.

Nel complesso "Nino Rojo" è un disco minimalista, ma godibile e assolutamente da ascoltare. Al suo interno si alternano canzoni-filastrocche come "Little Yellow Spider", le graziose "We All Know" e "At The Hop", "An Island", ma anche le psichedeliche-barretiane "HorseHeadedFleshWizard" e "Sister".
Forse leggermente inferiore al precedente, a dir la verità, ma se lo avete apprezzato penso che non rimarrete delusi nemmeno stavolta... almeno io non lo sono rimasto.

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