Era il solito tardo pomeriggio invernale, ostico e denso di gelo, uno di quegli eventi intrisi di magia e di bontà. Per riscaldare le mie membra intirizzite avevo scelto un negozio di dischi, ma la situazione non era delle più rosee: di belle ragazze neanche l'ombra, di buoni dischi medal neanche una molecola. Sto un po'di tempo a curiosare, tanto per tenere il commesso sulle spine, finché non mi si avvicina un tenero nucleo familiare. Io guardo il bambino, lui guarda un disco dei Savatage e dice: "Questa è vera musica." Cullato dalle note del dolce Hardcore rap che il negozio sparava, mi dovetti voltare verso lo scaffale della musica Punk per scacciare il moscerino che mi era entrato nell'occhio al suono di quelle parole. Ed ecco che- fatata fatalità? Segno del destino?- avviene il miracolo: in mezzo a tanta robaccia, dai Green Day ai Blink 182, spunta magnetico un album dei Deviated Instinct: il diamante che sorge dal letame. E non un disco qualsiasi: la compilation "Welcome To The Orgy", cofanetto omonimo dell'EP dell'86 che racchiude gli sviluppi fondamentali di quello che è stato, molto semplicemente, uno dei gruppi Crust più influenti e importanti della storia.

"Welcome To The Orgy" contiene, in sostanza, tre lavori della band inglese: l'EP sopraccitato (che fu anche il primo vinile in assoluto pubblicato dalla Peaceville, mica pizza e fichi) e due LP: "Rock'n'Roll Conformity" ('88) e "Guttural Breath" ('89). Nonostante il lasso di tempo sia dunque limitato, è possibile farsi un'idea più che precisa sui vari snodi evolutivi attraversati dalla proposta musicale del gruppo (che si sciolse dopo sette anni di attività; non poco, tra l'altro, per un gruppo Crust), proposta che oscilla ora più ora meno tra un Crust "classico" e il Death metal.

Andiamo con ordine: "Welcome To The Orgy" è il primo lavoro della band, un EP costituito da quattro tracce oscure, furenti, tetre: un vero e proprio concentrato della caligo più fosca. Il cantato sporco di Leggo si alterna ai growl di Mid sullo sfondo di una registrazione terribilmente Lo-Fi (punto di forza, ovviamente) e di un mid-tempo che occasionalmente si lascia andare alle canoniche sfuriate. A tutto questo aggiungete il basso più distorto che abbiate mai sentito, almeno in quest'ambito, e otterrete un bel dischetto da rutto post-pasto, come piace a me.

In "Rock'n'Roll Conformity" cambia lo stile ma non lo spirito: la furia è sempre quella, incanalata però in un sound più pulito, più mondo: l'oscurità cede il passo alla rabbiosa lucidità. Ascoltatevi, ad esempio, l'inizio di "Pearls Before Swine": un tenero carillon, simbolo della mistificazione borghese (secondo me), sovrastato da un'incalzante motosega adoperata per abbattere i bulli e i fascisti del quartiere! In ogni caso, si è verificata una svolta stilistica evidente; e il frontman Leggo (il suo modo di cantare non si può definire "growl", sono puri e semplici ringhi urlati "in your face") descrive scenari apocalittici intervallati da rari momenti di ironia (il conformismo del titolo va a farsi benedire: questi qui contro le tipiche rock-star opterebbero per una mazza da baseball).

Infine, "Guttural Breath": mai titolo fu più azzeccato. E'un respiro gutturale, infatti, quello che proviene dall'ugola di Mid, subentrato a Leggo nel ruolo di cantante, in seguito ai vari avvicendamenti occorsi in una line-up costantemente funestata. Di conseguenza, muta ancora una volta tutto l'insieme. Io non me la sentirei neanche di definire quest'ultimo un lavoro Crust: qui siamo di fronte a una sorta di "Crustened death metal", se così si può dire. Volete un riferimento concreto? Gli ultimi Darkthrone in salsa death, ecco. La chitarra dello stesso Mid si uniforma ai suoi growl, diventando più pesante, e la batteria di Adam calca leggermente di più sull'acceleratore. "Guttural Breath" è la prova di come, negli anni'80, la linea di confine tra Crust e Death fosse, in fin dei conti, piuttosto labile.

"Welcome To The Orgy" è una compilation che non può mancare nella vostra collezione se siete fan del genere: vi offrirà, come già detto, il percorso evolutivo della proposta del gruppo, che segue una traiettoria alla "normale di Gauss", allontanandosi in primis dal Death per poi sprofondarvi appieno, e, semplicemente, potrete fruire di grande musica. I Deviated Instinct si sono riuniti nel 2007, ma io credo che quello che avevano da dire l'abbiano già detto; consideriamo questa summa come un testamento di un gruppo che ha fatto scuola e in cui, curiosamente, manca proprio la canzone omonima del titolo: uno degli sporadici istanti ironici in un lavoro che, di ironia, ne contiene davvero poca. 

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