Nel 2003 Dez Fafara mandò a quel paese i Coal Chamber e si innamorò del metal pesante rinnegando praticamente tutto quello che aveva fatto fino a quel momento, ovvero essere il frontman di una band nu metal ispirata dai (un gruppo a caso) Korn con grosse strizzate d'occhio all'elettronica, con un look da glamster industriali del 2000 ed un'attitudine psicopatica.

Ora discutere su quale ruolo (più o meno importante) i Coal Chamber ebbero nel panorama metal nella seconda metà dei '90 e inizi 2000 sarebbe patetico ed inutile visto che di quella band in pochi ne sentono la mancanza (e non sono assolutissimamente fra questi) e che lo stesso Dez non ne parla assumendo toni nostalgici, anzi. Dez Fafara è un uomo nuovo, ma soprattutto, Dez Fafara proprio da quello stesso anno (2003) ha una band nuova.

Nuova sotto tutti gli aspetti, soprattutto sotto quello del sound e del sentiero scelto. Certo l'esordio dei DevilDriver, l'omonimo disco qualche scoria nu metal la conservava ancora ma dal secondo disco "The Fury Of Our Maker's Hand" Dez e soci hanno intrapreso un cammino, non di certo originale, ma allo stesso modo convincente, con un cocktail infiammato di death metal melodico e sfuriate thrashcore con il (quasi scontato) abbandono del vecchio timbro vocale da parte del singer in favore di un poderoso growl alternato allo scream.

Proprio nel 2007 la band dopo il, chiamiamolo "rodaggio" dei primi due album sforna un disco "The Last Kind Words" apprezzabile sotto tutti i punti di vista, dai granitici riff agli assoli (questa volta molti di più che in passato) dal gusto melodico passando dalle ritmiche più propriamente thrash-death. I principali punti di riferimento di questi DevilDriver? Sicuramente gli Slayer (sempre siano lodati) e il thrash canonico, un po' tutto il thrashcore (Machine Head, i Fear Factory senza l'elemento industrial, i Pantera per dirne alcuni) ma anche gli In Flames e il death metal svedese e qua e là qualche citazione del movimento metalcore (ma non preoccupatevi, nessun ritornello melodico strappa-lacrime).

Insomma di carne al fuoco c'è ne è molta, fin dall'iniziale "Not All Who Wander Are Lost" che corrisponde ad una dichiarazione d'intenti, un assalto davvero "in your face". Il riff panteriano di "Clouds Over California", "Burning Sermon" e il fottuto groove "Monsters Of the Deep"  sono sicuramente tra gli episodi migliori (e più "immediati"), un po' meno convincenti le swedish-orienteted "Bound By The Moon" e "Horn Of Betrayal" anche se siamo comunque di fronte a canzoni piacevoli; epica, maestosa e decisamente sopra la media "These Fighting Words" particolarmente coinvolgente nel ritornello, senza fiato "Tirades of Truth" (dove fa la sua comparsa alle backing vocals il giovane Simon Fafara) e "Head On To Heartache" (quest'ultima da un ritmo pressante), discreta "When Summoned".

Gran finale con "The Axe Shall Fall" con un'interessante parte finale melodica (con tanto di hammond) come a voler dire ai deboli di cuore "tranquilli, la tempesta è passata".

Se non l'avete già fatto acquistate l'ultimo album dei DevilDriver, 11 canzoni davvero di valore espressioni di una band ormai matura e capace di realizzare dischi ottimi come questo.

Voto : 8/10

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