È difficile iniziare a scrivere una recensione su un album come questo, perché dipende moltissimo dai gusti personali. Per me si potrebbe semplicemente definire "Capolavoro Slam" e non ci sarebbe niente da dire, ma non sto dando una definizione, ma una recensione e perciò devo argomentare.

Partiamo dalla storia dei Devourment: nascono a Dallas, Texas (come ci ricordano spesso nei concerti) nel 1995, dopo un primo demo, "Impaled", pubblicano il punto più alto della loro carriera e probabilmente di tutto l'intero genere: "Molested The Decapitated". Se non ci fosse stato quest'album staremmo nuovamente deridendo la nuova formazione perché "vecchio è più meglio 1i1i1i1i", ma quest'album cambia tutte le carte in tavola.

Dopo Molesting abbiamo atteso sei anni per avere "Butcher The Weak" altro album molto bello e con una formazione diversa, ma che non raggiunge le vette del precedente

Il successivo "Unleash The Carnivore" ha un sound meno confuso e più groovy, ma come al solito non raggiunge l'epicità del primo album.

Arriva dopo 6 anni di attesa dall'ultimo "Conceived In Sewage", un buon album Brutal Death ma senza quegli Slam marcissimi che li hanno sempre caratterizzati.

Un anno dopo l'uscita di quest'album la formazione è cambiata quasi totalmente e sembra di tornare ai tempi di "Molesting": Ruben Rosas, chitarrista da ormai un decennio, torna alla voce, sicuramente il suo ruolo prediletto, Mike Majewsky, cantante da quasi dieci anni, se ne va insieme a Eric Park, bravissimo batterista, che viene sostituito da Brad Fincher, anche lui batterista di Molesting.

La situazione poi si fa complicata, perché l'ormai ex bassista Chris Andrews passa alla chitarra e viene reclutato Dave Spencer al basso.

Ora iniziamo a parlare dalla musica.

Qui la situazione si fa ancora più difficile, perché ci sarebbero una marea di aggettivi per quest'album, ma sarebbero pochi quelli positivi, parte con "A Virulent Strain Of Retaliation", che inizia con un rumore digitale e distorto, di cui non capisco la fonte, che ci introduce alla canzone vera e propria.

Inizialmente è facile fare un salto sulla sedia ascoltando questa "cosa" perché inizia con una serie di schitarrate e con un blast beat pachidermico, che difficilmente farà continuare l'ascolto a chi non è avvezzo al genere. La voce è semplicemente mostruosa, non si possono utilizzare altri aggettivi, poiché è talmente bassa da far sembrare Frank Mullen dei Suffocation un cantante Power Metal.

La batteria non ha più quel suono secchissimo e "da pentolone" che aveva in Molesting ed è stata mixata come dio comanda. La chitarra è stavolta una chitarra ad 8 corde (fatto molto strano visto che non suonano Djent o Deathcore) e quindi produce dei suoni veramente bassi e talvolta un po' fangosi (anche se questo era già il loro marchio di fabbrica). I riff stavolta sono spettacolari e anche se la produzione non aiuta a udirne i dettagli (ma di questo parleremo più avanti) in alcuni break si sentono riff veramente interessanti, anche melodicamente parlando.

Il basso è un po' sotterrato dagli altri strumenti, ma i break sono spesso conditi da passaggi interessanti. Inoltre l'accordatura adottata dalle chitarre obbliga il bassista a tenere un'accordatura molto bassa (Drop E, un'ottava sotto all'accordatura standard) e quindi è normale che non si senta molto.

Dopo la prima canzone si passa a "Cognitive Sedation Butchery" che ci mostrerà la via di prosecuzione del resto dell'album, continuando con "Narcissistic Paraphilia". Iniziano ad arrivare una marea di Slam morbosi, ma mai esageratamente lunghi, che faranno godere solo i più duri di voi.

Altre canzoni importanti sono "Sculpted in Tyranny" dove a circa metà canzone partirà uno Slam veramente interessante e pesante, la conclusiva "Truculent Antiphaty" da una prova totale del loro valore.

Non credo si possa fare di meglio in un album di questo genere, avendo standard molto serrati, credo che la ripetitività sia un must in molti album del genere (in alcuni punti quest'album non fa eccezione). Dimostra che i Devourment hanno raggiunto una maturità artistica superiore alla media (sono rarissimi album di 47 minuti nel Death Metal, immaginatevi nello Slam).

Sicuramente non è un album che fa per tutti, già se uno non apprezza cose più pesanti dei Death non dovrebbe quasi provare ad ascoltare quest'album, perché sarebbe come far mangiare una costata cruda ad un vegano.

La produzione è veramente grassa e per me valorizza la pesantezza del sound in generale. Le chitarre, forse, sono troppo grasse perché in alcuni tratti, oltre al basso, nascondono anche la voce.

Per me quindi è un album da ascoltare, ma soltanto per chi ama questo genere, altrimenti sembrerà sicuramente merda.

Se ve lo state chiedendo, sì, sono lo stesso delle recensioni dei Cattle Decapitation!

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