C'era una volta una pop-rock band chiamata "Dhamm"...
La storia inizia così, e finisce con l'album "Disorient Express". Quello che hanno fatto nell'ambito musicale italiano è forse troppo legato all'inizio della loro carriera, fatta di Sanremo e programmi radio-televisivi che li proponeva di continuo, tipo "Le Vibrazioni" degli anni 90. Ovviamente ciò non è continuato, visto che han deciso di dare una svolta alla loro musicalità.
Se cercavate una sonorità piú commerciale tipo i due album precedenti, rimarrete delusi. Chi aveva conosciuto i precedenti Dhamm rimarrà un po' "Disorient-ato" dalle sonorità piú taglienti, dalle chitarre in diversi brani (come "L'incubo di Alice" o "AAA visibilità cercasi") che sono piú dure di quanto ci si possa aspettare da una band con un "pedigree" da "boy-band".
A sprazzi si può notare una certa sperimentazione grazie a suoni digitalizzati, chitarre effettate, tastiere, voci da rock psichedelico... il tutto è deliziosamente cupo ed oscuro, come a rispecchiare tristezza o rabbia... niente a che vedere con i brani orecchiabili e allegri o i cosiddetti "spezzacuori" come "Irene" (che ha vinto Sanremo giovani del 1995), "Ama", "E pace sarà".
Chissà perché una band che poteva continuare sulla strada del successo (economico) ha di colpo lasciato tutto per un genere poco apprezzato dalle masse, e che anzi è pure introvabile visto che è uscito di catalogo già da qualche anno. "Stranamente" gli album precedenti non sono poi così difficili da recuperare... quello che ci vuol dire la discografia nazionale suona piú o meno così: "Quelli che sfondano con brani orecchiabili e colpiscono al primo ascolto, restano in campo, tutto il resto non è nemmeno da convocare".
Questo album vale 5 stelle per la capacità e il coraggio di questa band di cambiare, per il contenuto sarebbe piú onesto un 4. Da ascoltare.
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