“Lo psicologo dice che in una vita così anche un piacere così grande passa in secondo piano”. Povero Fiumani, finalmente la sua diaframmatica creatura ha preso il via che già le cose vanno male. “Voi non suonate perché nessuno vi vuole”. Grazie, Anne Marie, senza di te chissà dove saremmo ora.
La storia dei Diaframma è la storia del loro padre-padrone. Tormentato il lider maximo, tormentato il gruppo. “Fatti fuori” anche i fratelli Cicchi il buon Federico è ormai l'unico superstite della formazione degli esordi e visti i risultati ottenuti evidentemente i due non erano così indispensabili. Poco male, allora. Dentro i nuovi Braccini e Raimondi, ottimi gregari. L'idea dei Diaframma come di un gruppo vero e proprio ormai si sta sfaldando: la foto di copertina è ad appannaggio dei soli Fiumani e Sassolini. Replicare il successo (underground, si intende) di quel gioiellino di “Siberia” sarebbe stato ostico per chiunque. Grandi aspettative, da parte della stampa, della casa discografica, dei fan, di loro stessi. Alla fine comunque eccoci qua: “Tre volte lacrime”, 1986. Ed il “miracolo” (vedi alla voce: ispirazione) si ripete. Fiumani è fluido, scrive bene e musica e testi scorrono come non mai. Sassolini gioca con quella voce tenorile che ha solo lui con maestria e fascino. Tutto il disco “scorre”: certe ingenuità dell'esordio sono ormai alle spalle, quella “cupezza a tutti i costi” (chi ha detto Joy Division?) è ormai lontana. Se “Siberia” era una collezione di “quadretti invernali”, “Tre volte lacrime”, a discapito del titolo, appare più solare, più propositivo. O almeno queste sono le sensazioni nell'ascoltarlo. Sarà merito della musica, con brani ritmati figli del punk tanto amato dai Nostri, saranno le liriche. Ian Curtis e soci sono sempre più distanti, quel cordone ombelicale che legava i fiorentini ai modelli anglosassoni sembra affievolirsi sempre più, per lasciare spazio a forme di espressione più personali, più “italiane”. Via il dark e la new wave, quindi, qui i punti di riferimento sono la musica leggera degli anni Sessanta e Settanta. Ogni brano è un piccolo pezzo di Storia del rock italiano, un tassello che va a comporre una figura perfetta ed irripetibile. Magnifico.
“Tre volte lacrime” apre il disco: malinconica, triste, la voce di Sassolini è stentorea, l'intesa con Fiumani perfetta, quasi fossero “compagni” da una vita e non da soli tre anni. “Ho veramente vissuto”: l'urlo liberatorio di “Grafico deposit” è pari a quello di “Gennaio”, anche se quella sarà una storia discografia ed artistica ben diversa. Qua e là riecheggia il “fantasma” di “Siberia”, ma è solo per un attimo, ormai Fiumani guarda (e scrive) con il cuore da un'altra parte. “Falso amore” è tanto straziante quanto bella: sembra una banalità ma è così. Quel malessere di fondo che aveva contraddistinto i primi Diaframma c'è sempre, ma stavolta c'è anche la volontà di rialzarsi, di superare il trauma. La “Siberia dei sentimenti” sembra essere lontana: c'è luce in fondo al tunnel. Con “Libra”, brano punk tout-court addolcito dalla prestazione di Miro, si torna al 1977: “abbatti il futuro se non ti appartiene”. “No future” in salsa fiorentina con nove anni di ritardo: meglio tardi che mai. “Oceano”, impreziosito dalle tastiere di qualche anonimo turnista, è un inno. In pasto ad un Ligabue o al più becero Vasco Rossi avrebbe riempito stadi, qui invece ci dobbiamo “accontentare” di un circolo Arci. Ma i pezzi di Fiumani sono così: sono “troppo” suoi, in bocca ad altri stonerebbero, non sarebbero la stessa cosa, perderebbero tutta la loro credibilità. E forse questo è uno dei motivi che lo spinsero nel 1989 a continuare da solo, senza cantanti “intermediari”. Miro sarà anche stato “la voce dell'anima” di Federico, ma uno come lui non accetta compromessi, anche se sono con il più grande degli amici. Semplicemente non può. “Spazi immensi”: “un bimbo piegato che si accoppia alla terra”. Il neosensibilismo fiumaniano non smette di stupire, peccato che i lavori successivi raramente saranno su questi livelli. “Marisa Allasio”, attrice di quegli anni Sessanta evidentemente tanto cari a Fiumani, ha un fare sognante. Con “Madre” e “Hypocratès” si torna all'ep “Amsterdam”: la new wave non molla. L'edizione qui recensita è arricchita da varie demo, tra cui quella dell'inedito “Speranza”. Nulla di trascendentale ma è sempre un piacere.
Diaframma: altro album, altro capolavoro. “Voi non suonate perché nessuno vi vuole”: e forse la cosa dovrebbe far riflettere. Oppure è solo la conferma che roba del genere non può che restare ad appannaggio di pochi “eletti” intenditori. E forse è pure meglio così.
Formazione:
Federico Fiumani: chitarra
Miro Sassolini: voce
Leandro Braccini: basso
Alessandro Raimondi: batteria, cori
Scaletta:
Tre volte lacrime
Grafico deposit
Falso amore
Libra
Oceano
Spazi immensi
Marisa Allasio
Madre
Hypocratès
Autoritratto (demo)
Speranza (demo)
Libra (demo)
Spazi immensi (demo)
Madre (demo)
Tre volte lacrime (demo)
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