Dopo la parentesi solista con il parzialmente deludente "Donne Mie", Federico Fiumani rispolvera il marchio Diaframma che gli ha già donato l'immortalità rock e ci presenta dodici nuove canzoni.

Nessuno si aspetta più un cambio di sonorità (e perchè mai?), nè che si rinnovi dopo oltre 25 anni di carriera lui che proprio nel primo periodo fu uno dei primi a unire linguaggio rock con lingua italiana ed è considerato a ragione il papà del rock d'autore. Conoscendo e apprezzandone il talento, la stoffa, ci aspettiamo però almeno un gruzzolo di belle canzoni, magari cantate sempre con la solita irriverenza e suonate-registrate non proprio come ci si aspetterebbe da un artista del suo calibro, ma che almeno ci regali qualche emozione, come quasi sempre avviene quando si ascolta un disco di Fiumani.

"Camminando.." mi fa tirare un sospiro di sollievo al riguardo dopo che avevo avuto l'impressione con la sua ultima prova che si stesse avvicinando un modo operaio e noioso di trattare la sua materia, quasi compiaciuto di uno stile originalissimo e inimitabile ma che proprio per questo ha bisogno di "vera" creatività per rinnovarsi nella continuità. Certo siamo lontani dai capolavori "Gennaio" o "In perfetta solitudine" e la scia è quella intrapresa con l'ultimo cd targato Diaframma, "vol.13": solipsismo parossistico, volgarità assortite nei testi (e qui non ho capito la sua -intenzione-) iniettate da squarci lirici bellissimi che solo lui. Dal punto di vista musicale, c'è un bel pò di punk rock old school che segna la novità di maggior rilievo ed è un peccato che, come al solito, la resa sonora non sia il massimo e limita l'impatto e la potenzialità di un perfetto hit single come "Questo Ragazzo", uno dei miei brani preferiti. Più frammentario di "Vol.13" proprio in virtù di piacevoli disgressioni rabbiose che saggiamente infila spesso in coda ai pezzi come ad esempio in "Tu fai cantare forte il motore", che apre come si deve l'album.

Spassosissima poi "Andrea torna al rock", invito esplicito ad Andra Chimenti ad abbondonare la noia della canzone "alta" per tornare a fare le birichinate basso-chitarra-batteria come fa il suo compare."Io, si proprio io" sembra uscito da un disco di De Gregori degli anni '70 ed è il momento più toccante di un disco che diverte molto ma emoziona così così.

Entertainer di lusso si, ma ci aveva abituato ad altro. Prendere o lasciare? Io lo prendo sempre il suo ciddì.

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