Tra le tantissime etichette indipendenti italiane una delle più meritevoli di lode è stata sicuramente la fiorentina IRA. Fondata da Alberto Pirelli nel 1984, l'IRA (Immortal Record Alliance) si proponeva l'obbiettivo di promuovere lo sviluppo di una solida scena underground nazionale basata su gruppi che, sfidando la moda imperante allora, preferivano l'uso dell'italiano all'inglese nelle proprie canzoni, come si evince dallo slogan "la nuova musica italiana cantata in italiano".
Il biglietto da visita di questa neonata label è l'album "Catalogue Issue", in cui suonano le prime 4 band messe sotto contratto dalla band.
Ad aprire l'album ci pensa il malinconico arpeggio di chitarra di "Siberia" dei Diaframma, guidati ancora da Federico Fiumani e Miro Sassolini. Sia questa che la seguente "Delorenzo" sono canzoni molto influenzate dai Joy Division, a cui si aggiunge una vena cantautorale nei testi: da applausi quello di "Siberia", "Aspettero' questa notte pensandoti, nascondendo nella neve il respiro, poi in un momento diverso dagli altri copriro' il peso di queste distanze..." Il chitarrismo minimale di Fiumani lascia molto spazio alla sezione ritmica, affidata ai fratelli Cicchi, che non si limitano semplicemente ad accompagnare, ma arricchiscono il tessuto sonoro rendendolo vario e dinamico. Le 2 versioni sono le stesse che si possono trovare nel primo album della band "Siberia", uscito sempre nel 1984.
Seguono i monzesi Underground Life, veterani della scena new wave italiana, avendo esordito nel 1977, guidati dal cantante e chitarrista Giancarlo Onorato. Sia "India" che "Glasarchitektur" sono 2 brani molto evocativi, densi di tastiere orientaleggianti e ritmiche cadenzate, e strizzano un occhio ai New Order, su cui si staglia l'ammaliante voce di Onorato: tutto ciò rende l'ascolto un'esperienza quasi mistica, in cui ci si sente portati veramente nei posti evocati dal gruppo, e di difficile descrizione, anche a parole
Stesse atmosfere orientali si possono trovare nel gruppo di punta dell'IRA, i fiorentini Litfiba. Presenti con la line-up storica (Pelù, Renzulli, Aiazzi, Maroccolo, De Palma), i 2 inediti presenti, "Onda Araba" e "Versante Est" sono esemplificativi delle doti del gruppo. Entrambi hanno un forte sapore esotico, ma mentre la prima è piena di accellerazioni e rallentamenti, cosa che la rende molto pirotecnica, con tutti gli strumenti a dare il massimo, soprattutto le tastiere e il basso, la seconda è forse uno dei capolavori dei Litfiba primo periodo: fiumi di tastiere, basso ossessivo e uno stupendo ritornello declamato perfettamente da Pelù ("Una parte di me per sempre resterà qui/ Mentre la mia anima vola sul fronte est"). Da segnalare inoltre che questi brani vedono per la prima volta la presenza dietro la consolle di Gianni Maroccolo.
Chiudono gli esordienti Moda, anch'essi fiorentini, in cui militavano il cantante Andrea Chimenti e il chitarrista Francesco Barbacci (futuro produttore, tra gli altri, di Ligabue e Negrita), con "Nubi d'Oriente" e "La Voce". Al contrario delle precedenti formazioni i Moda fanno un minore uso delle tastiere (comunque presenti), preferendo ammalgamare tutti gli strumenti, senza che nessuno che sovrasti l'altro. Se tutto ciò alleggerisce di molto le composizioni, dall'altro si perde l'evocatività che aveva caratterizzato Underground Life e Litfiba.
Un ascolto obbligato quindi, non solo per gli amanti della new wave italiana, ma per tutti quelli che desiderano scoprire le radici del rock italiano.
VOTO = 8
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