«GARRISCA AL VENTO IL LABARO VIOLA»!
Il vento gelido scuote le bandiere gigliate ed intirizzisce il corpo, ma il cambio di passo con cui Jovetic si procura il rigore decisivo al termine dell'incontro con l'Udinese scalda il cuore.
Parto da qui, per «Niente Di Serio» dei Diaframma.
Il fatto è che nella Fiorentina giocano sia il fuoriclasse Stevan "Jo-Jo" Jovetic, degno erede delle maestà Antognoni, Baggio e Rui Costa, sia lo scarparo Alessio Cerci (oddio, di questi tempi, giocare per lui è un miraggio, mi sa addirittura che è stato ceduto). Il secondo è il classico fighetto frou-frou che, in campo, passa la maggior parte del tempo a sistemarsi i riccioloni biondi piuttosto che correre dietro ad un pallone e, fuori dal campo, usa la testa più che altro per dividere le orecchie; insomma, uno di quelli per cui ci vorrebbero un Carletto Mazzone ed un Costantino Rozzi ad appenderlo al muro negli spogliatoi, fino a quando un magazziniere mosso a compassione lo rimetta coi piedi per terra.
Il dramma vero è che, spesso, tra noi alterati viola si perde troppo tempo a cianciare delle bravate di Cerci, passando sotto silenzio le prodezze balistiche ed i gol a ripetizione di Jovetic. Ma a Jo-Jo gli vogliamo un bene dell'anima, perché è talento allo stato puro ed ogni sua giocata è una particolare espressione della bellezza: di simili atleti è impossibile non innamorarsi a prima vista.
E veniamo a noi. Il 17 gennaio sono usciti nei negozi gli ultimi lavori di due storici gruppi fiorentini, i Diaframma di Federico "Jovetic" Fiumani ed i Litfiba del figliol prodigo Piero "Cerci" Pelù. Voi da che parte state?
Ora, sui Litfiba degli ultimi vent'anni c'è poco da dire, e soprattutto sulle vicende intercorse dal divorzio alla ricomposizione del dinamico duo Pelù-Renzulli è meglio stendere un velo pietoso, per non infangare una storia degna di rispetto (almeno per «Desaparecido» e «17 Re»); con l'aggravante che Pelù è pure più irritante di Cerci, visto che ha dolosamente macerato il proprio talento. Ma dei Litfiba tutti ne parlano, come se la loro ultima minchiata fosse il futuro del rock'n'roll italiota, sottospecie di «Born To Run» in salsa fiorentina.
Fiumani invece no, non se lo caga (quasi) nessuno: forse perché non è granché cool e gli si sono pure imbiancati i capelli. Ma meriterebbe di essere come Jo-Jo, l'immancabile destinatario dell'ovazione del pubblico quando entra e quando esce dal campo, anche se dopo aver appena sbagliato un gol davanti alla porta sguarnita.
Per tutti i quarantacinque minuti di «Niente Di Serio», Fiumani-Jovetic gioca senza risparmiarsi a tutto campo, non spreca un pallone e realizza dodici assist, di cui quattro sono autentiche gemme che mettono l'attacante solo davanti al portiere avversario, e comunque gli altri otto meritano di essere visti nella sintesi a «Novantesimo Minuto».
Sono quattro i brani da mandare a memoria: «Madre Superiora» è una ballata elettrica in due atti, splendida in tutto e per tutto, ma particolarmente nel secondo, al termine della quale ci si ritrova a chiedersi se la dottoressa abbia finalmente trovato uno straccio che sia amore; «La Botta Di Energia Del Rock», solo quello che il titolo preannuncia, per ricordarsi, prima di tutto, che è sempre gennaio, e poi di mandare serenamente a quel paese chiunque discetti più o meno seriamente delle implicazioni sociali/sociologiche del rock, nella speranza che l'ascolto spinga qualcuno ad abbandonare i libri e preferire i dischi; e poi la title track, presa di coscienza di una sconfitta personale e collettiva, ma allo stesso tempo promessa di rinascita da afferrare al volo con energia.
Punto e a capo.
Perché poi un discorso a parte lo faccio per «Grande Come L'Oceano», una di quelle canzoni che mi è capitato di ascoltare poche volte nella vita. Perché nemmeno sono in grado di dire se è una canzone bella o brutta, ben arrangiata oppure no, ma mi è entrata sotto pelle e so che non mi abbandonerà mai più; una di quelle che mi danno la certezza che al mondo c'è qualcuno che di me sa tutto e mi comprende appieno e però nemmeno mi conosce e men che meno sospetta della mia esistenza.
Ad un certo punto, Federico Fiumani canta: «C'è stato un tempo dove / I miei migliori amici erano i Ramones / E ogni loro nuovo disco era una festa / ... / Erano anni verdi di orgogliosa solitudine / E di fragilità estrema / ... / C'era una camicia tutta gialla / Con la svastica / Da punk originale / ... / E all'attaccatura della spalla con la manica / Il tessuto si ingrossava / Formava un'escrescenza, un rigonfio o giù di lì / Ed io pensavo che aggrappandomi al rigonfio / Della manica, io mi sarei salvato / Da ogni calamità».
È andata proprio così; solo che, poi, tanti anni fa, sono arrivato ad essere un uomo e forse lo sono pure diventato. È successo proprio così, naturalmente, senza nemmeno volerlo.
Grazie, perché è bello pensare che sia accaduto anche per «Siberia» e tutto quello che è seguito, fino ad oggi.
Per concludere in sintonia col tono generale («Niente Di Serio», appunto) ... Avete presente quando un fuoriclasse (uno a caso, Jovetic), costretto a giocare insieme ad uno scarparo (uno a caso, Cerci), evita di mandarlo pubblicamente affanculo davanti a tutto lo stadio per aver sbagliato l'ennesimo passaggio, che nemmeno un pulcino; ed allora, cosa fa? Lo applaude con aria sconsolata, rimpiangendo amaramente di non essere capitato a Firenze ai tempi di Antognoni, Baggio o Rui Costa.
Ora, sentite qua il Fiumani in un'intervista ad Elena Raugei sul Mucchio Selvaggio di gennaio: «Essendo un nostalgico, apprezzo le reunion - penso a quando si riformarono i Television nel ‘92 - e vedo bene il ritorno dei Litfiba perché Pelù e Renzulli erano arrivati a un punto morto della propria carriera. È come riappropriarsi di un pezzo di me, dato che siamo nati assieme ... Mi piacerebbe una collaborazione ex novo con Piero Pelù - siamo amici e, quando capita, facciamo assieme Amsterdam dal vivo ...».
Sempre lui, in «Vivo Così», il brano che apre il disco: «Ma credi davvero a tutte le puttanate che dico?».
Impagabile.
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