Inizia e sono solo due accordi, due, e non è casuale.
Sembrano quelli iniziali di “Abbracciala, abbracciali, abbracciati”, il passo la ricorda molto, ma la canzone non è quella.
Abbracciala, si, magari.
Se Eric Satie (quello della Gymnopedie n. 1) e J.L.Borges (quello de Lo Zahir o di Ulrica) avessero un giorno deciso di scrivere una canzone insieme avrebbero scritto questa canzone.
Io ci sono passato, confermo tutto.
“Verdi i suoi occhi e ha un sorriso per me”.
La passione amorosa irrazionale, quella che parte ed è guidata dal colore degli occhi, quando esplode è un attrattore strano, in termini matematici, quello della teoria del caos.
Probabilmente, dalla mia esperienza, gli occhi potrebbero essere la forma più diffusa in cui lo Zahir di cui parla Borges nel suo racconto si manifesta all’uomo.
Ed allora quel colore di occhi può essere evocato, di giorno, dal verde di una benzina.
Se sognato durante la notte si può trasformare in verdi foreste.
Come nella canzone.
Nel mio caso non “benzina priva di piombo” e “distese di verde e montagne” ma qualunque altra cosa, canzoni, auto in sosta o in corsa, film, mi portava inesorabilmente a lei, ed in particolare ai suoi di occhi, celesti..
“Clandestino nel suo mondo di ghiaccio”, solo in mezzo alla gente sotto un sole inesorabile e cocente, sulle spiagge di una lunga estate, le sue spiagge, ascoltando “Mare mare” di Carboni. .
E mai come in quei giorni sono stato così vicino al mostro.
“Giuro non ci sono mai stato”.
L’unica volta nella mia vita, non solo come un pensiero lontano e di un momento ma molto di più.
Per dirla tutta è stata alla fine, per me, la classica “bottiglia che ti ubriaca senza averla bevuta”, cantata da un’altra canzone.
Non ne ebbi il destino, non so ancora oggi se per mancanza di coraggio, per il richiamo di un futuro pre-destinato che non volevo mettere da parte, o per altro, quasi sicuramente altro, che dipendeva da me, ma forse soprattutto da lei.
Posso dire di essere sopravvissuto ed eccomi qua a parlare di una storia quasi dimenticata.
Se non fosse per questa canzone, quando torno ad ascoltarla.
Un piccolo film musicale su una storia di un’altra epoca della vita, come forse ne abbiamo più o meno tutti, girato in un solo colore, quello di due occhi.
Ps.
Le strane coincidenze che ti fanno pensare che la vita sia solo un sogno, come quello di Ulrica…Pensavo di inviare questa roba da un po’ di tempo, ma per fortuna avevo ancora il pudore di non farlo.. Ieri andando su fb mi si è presentata davanti, condivisa da un’amica, una foto di gruppo più o meno risalente a venticinque anni fa. Il giorno del matrimonio di un mio amico/collega. Sulle scale un folto gruppo di persone. In prima fila c’è la mia ragazza (ora mia moglie) e ci sono io. Ero bellino allora.. E due persone più in la c’è lei, una mia collega. Anche lei era bellina. Non guarda nell’obiettivo ma di lato, da un’altra parte. Guardo ora la foto, guardo mia moglie, tanto bellina anche lei, e nel mio piccolo mi ricorda la scena finale de “Il danno”. A me in fondo è andata meglio, anzi ancora di più. Supereremo anche questa, perché io lo voglio, altrimenti sarà stato destino anche questa volta..
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