"Il malanno è stato il mio dio".

Il ragazzo dalle ossa sporgenti ha appoggiato le mani sul cornicione. Guarda con i suoi occhi gialli il distante asfalto che accoglierà il suo inutile corpo e il sordo botto che farà quando arriverà giù. La nebbia lo copre in volto, la luna lo infastidisce... "Figli di puttana, questa volta vincerò io". La luna non ha più un significato per lui, che lo scruta insensibile. Si dice che non abbia mai avuto una madre, lei è stata mangiata a metà dai topi e per tutta risposta, sfidando Dio si è tagliato le mani, sostituendole con fili e tubi arrugginiti. Eiacula, mangiando la sua stessa carne, dice di provenire dall'inferno. Già, non ha mai portato sul suo viso un'espressione felice, solo insignificanti, immobili lineamenti. Il dolore, gemebondo manichino, crudele dono, interrotta soddisfazione... Il bianco dell'ospedale, esser condannato ad automa parafiliaco, all'attenzione. La porta si apre, sono entrati un'altra volta, i loro camici, non fatemi del bene.

Scegliere di non avere pretesa, da qui sorge la difficoltà estrema. Che Nattramn non ne abbia mai avute questo è poco ma sicuro, ma per disfarsi dell'intelletto, della retorica e allo stesso tempo da frivolezze varie, senza ricorrere all'uso del buon gusto per coprire la mediocrità (ultime uscite nel campo musicale "estremo"), bisogna essere unici. Bisogna essere Nattramn. Lo psicopatico svedese senza dubbio saprà che a caro prezzo è l'esistenza di chi sa far tremare qualcuno con delle frequenze, oscillazioni. Perché? Perché lui è uno di questi intrattenitori, nessuna via di mezzo, è l'unica lezione, nessun ragionamento, nessuna maschera. In quest'opera/farsa deliziosamente perversa, infantile, radicale, risiede senza alcun dubbio la vera manifestazione della sincerità artistica dietro chi manipola, seziona e ripropone un suono ricreandolo ed esasperandolo fino a farti vomitare: non essere un accomodato artista in una scena (per vocazione ovviamente). Esempio pratico, canale "L" voci di anime seviziate, canale "R" tentativi ben riusciti di ricreare fragorosamente l'inferno (lui, per i miei gusti, ci riesce benissimo). Questo genere di tormentatori, hanno di che fregarsene dell'aggregazione, piuttosto la strada è esaltarsi, si sa, non c'è niente di più eccitante di esser coscienti di provocare il disgusto collettivo, pur godendo illimitatamente del proprio operato, che abbia un senso o meno, uno scopo o no, che sia arte o qualcosa di migliore... E con buona pace della musica drone, degli incubi della Southern Lord, degli esperimenti industrial, del rumorismo orribilmente disinvolto ma osannato (cosa che odio), questa è un'altra forma accettabile di liberazione.

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