Il colpo di coda del lato più destabilizzante della Serpenta, l’ultima testimonianza disintegra-neuroni prima della definitiva svolta blues – un blues rimaneggiato à la Galás, beninteso.
Schrei X si compone di due parti: Schrei 27 – il disco vero e proprio – e un ampliamento ‘live’, con rifacimenti e improvvisazioni. Schrei 27 è proprio questo: 27 minuti di urla e vocalizzi multiformi. Si può riscontrare una certa vicinanza con i primi due lavori, ma qui il rumorismo elettronico è assente, e lo strumento vocale non è asservito a lunghe composizioni con guglie di gorgheggi e abissi di latrati; le depravazioni vocali dipingono, con veloci pennellate, la realtà di una mente malata e rinchiusa, illustrano un campionario di follia incasellato in 11 tracce, le tracce più disturbate e disturbanti partorite dalla mente e dall’ugola ferina dell’austera portavoce degli oppressi.
Meditazioni di personalità dissociate, colloqui tra demoni, onde vocaliche che sfociano in cosmi nero pece, versi di esseri inesistenti, il dramma di una mente interdetta e dilaniata, rigurgiti di un’individualità fatta a pezzi, disfatta, gettata nel baratro.
«Kick my head», implora Diamanda, tra le risa di chi è pazzo, nella conclusiva e disarmante “Hee Shock Die” (7 minuti e mezzo, contro gli 1 o 2 minuti di tutte le altre caselle di questo campionario). Disturbante oscillazione tra riso e disperazione, bestialità vocali di un sabba dove la Serpenta è sola, danzatrice ed officiante – ma assieme alle mille altre figure ingobbite intessute dalla sua voce; il molteplice nell’uno.
Il folle riso, pian piano, si stempera, e nella mente distorta fa breccia la coscienza: la danza del sabba rallenta, poi smette; le figure svaniscono; l’eco scompare; il riso del pazzo cede il posto alle urla del disperato, urla che – negli ultimi secondi – sembrano testimoniare una estrema presa di coscienza. Non c’è più pazzia; pare dire: “So chi sono, ed è terribile”.
Carico i commenti... con calma