Un disco di covers è un classico per (quasi) tutti gli interpreti già affermati.Un soprano impazzito come Diamanda Galas sembrerebbe avere più radici nelle sperimentazioni di Karlheinz Stockhausen o del pianista jazz Cecil Taylor piuttosto che in performer sgangerati come Screamin Jay Hawkins e Howlin' Wolf, che probabilmente ignoravano il sistema atonale o la musica elettronica. Ma la Galàs riesce a vincere l'ascoltatore anche confrontandosi con generi come il blues e il gospel, rileggendoli in maniera assolutamente personale -esperimento che poi ripeterà più volte nella sua carriera.
Ad una prima occhiata si notano delle reminescenze dagli scorsi lavori: rispetto alle versione di Plague Mass, Let My People Go non è molto differente, ma Were You There When They Crucified My Lord? è proprio un'altro brano.
I brani sono registrati quasi tutti in presa diretta, in tutte le improvvisazioni e i palpiti dell'interprete, pianista di talento. Accompagnata solo da un pianoforte, abbastanza tetro quanto la sua voce in questo disco, la Galàs si lancia in tour de force senza sosta, passando da My Love Will Never Die e Insane Asylum di Willie Dixon al classico di Hawkins I Put A Spell On You, attraverso canti tradizionali come See That My Grave Is Kept Clean.
Forse anche Lydia Lunch o Billie Holiday lo ammetterebbero, Gloomy Sunday, in bocca alla Galàs è un capolavoro, la perfezione tra il jazz del nuovo continente e la tradizione mediterranea
I brani, comunque, sembrano più focalizzati su se stessi che altro, l'ascolto ne risente e spesso in più passaggi si rischia di perdere l'atmosfera. Per esempio una terza versione di Let My People Go -in questo disco- è parecchio opinabile, soprattutto perchè non ha niente di nuovo rispetto alle precedenti.
The Singer, però, con You Must Be Certain Of The Devil, è sicuramente uno dei suoi dischi più accessibili, ma il tentativo di chiudere la ferita -apparentemente rimarginata- con Plague Mass si rivela vano: ciò che canta la Galàs, anche se scritto 10 o 50 anni fa, continua ad essere un esorcismo del dolore, nella sua forma più concreta e umana.
Quello che sicuramente la distingue da tutte le avanguardiste del Novecento (come Meredith Monk o Joan Labarbara) è l'introspezione psicologica che opera in ogni suo lavoro, profonda e ineludibile.
There's just one last favor I'll ask of you
You can see that my grave is kept clean.
L'organo e la voce filtrata, al nono brano, portano il disco nella notte, in un buio indistinto senza stelle, che trova via d'uscita solo nel giorno del giudizio:
Judgement Day
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