Dido, alias Dido Florian Cloud De Bounevialle O'Malley Armstrong, è una di quelle stellette del firmamento pop che dopo un paio di album vendutissimi e una manciata di singoli macina-classifica si adagiano lentamente e quietamente sul fondale dei ricordi perduti. L'artista inglese, incarnazione vivente del trip-hop nordico che si fa solista mainstream (non a caso è la sorella di Rollo della band Faithless), è riuscita a regalare all'industria discografica un bel po' di brani nostalgici nei primi Duemila, spinta soprattutto da Eminem e dal singolo prestavoce Stan, pezzi di facile impatto, per nulla cacofonici, a volte melensi e sdolcinati ma con una ricchezza passionale non indifferente. No Angel e Life For Rent, accompagnati da altri successoni del calibro di Thank You, Hunter, White Flag (quest'ultimo un autentico tormentone del malinconico autunno 2003) e Life For Rent hanno pressoché conquistato le chart britanniche ed europee, spingendosi persino nello scetticismo anti-Vecchio Continente degli americani, più volte schizzinosi sulle innovazioni d'oltreoceano e (un tempo) vincolati spiritualmente e melodicamente alla cultura gangsta-black. Tuttavia i milioni raccolti con il debutto e il post debutto e la straordinaria risonanza dei singoli di lancio si sono arrestati nel 2008 con il silenziosissimo Safe Trip Home, album privo di un brano d'effetto (il lead Don't Leave Home non ottenne neanche la metà dei consensi del passato), come pure della capacità di riconquistare un mercato e una critica che non vedevano più Dido attiva ed energica dal lontano 2003.

Analogamente ad altri performers a caccia del successo perduto dopo un brillante esordio, Dido tenta di afferrare i favori di un panorama mainstream del tutto confusionario con il quarto lavoro in studio Girl Who Got Away, disco che attualmente non sembra aver destato alcunché in fatto di classifiche, pre-classifiche, singoli, anticipazioni e fermenti, causa anche la strana ostinazione dell'artista di non ri-fomentare il caloroso eco delle produzioni di un decennio fa. Un peccato, dato che l'album potrebbe guadagnarsi la palma d'oro della fattura pop "commerciale" venuta meglio nella prima triade del 2013: a metà strada fra le rimembranze storiche di No Angel e Life for Rent, preziosi calderoni melodico-trip hop con sprazzi R&B e pop-rock, e un'innovativa vena techno, trance, synthpop retrò e persino funky-folk, Girl Who Got Away è un'ottima produzione, senza eccessivi fronzoli e analoghe carenze sdolcinate, un ricco curriculum di pezzi orecchiabili, a volte ballabili, ispirati e sinceri, lontani dal trend "mescolatorio" e altrettanto remoto dall'essere un concept-album monosonorità.

Il disco parte un po' sottotono con la tranquillissima ballata folk No Freedom, scelta come singolo promozionale, riprendendosi tuttavia quasi immediatamente con Let Us Move On, presentata in collaborazione con Kendrick Lamar, un classicone del repertorio quiet-storm di Dido in bilico fra hip-hop e zuccheroso R&B, e con la title-track Girl Who Got Away, dalle sonorità synth ovattate in grado di far ricordare l'eterea Bjork nelle produzioni meno complesse e criptiche. End of Night è la perla dell'album, un esempio di ballabile elettropop verosimigliante ai fasti 80s senza aberranze trash-glitterate, seguita a breve distanza dalla godibile Go Dreaming, anch'essa adagiata su semplici e squisiti motivetti synthpop. In Sitting on the Roof of the World ci si imbatte in un pezzo strumentale, al crocevia fra country, folk e ambient, mentre in Happy New Year e Loveless Hearts la bella Dido torna ai fasti trip-hop del debutto. Da segnalare, infine, la bizzarra Love To Blame, una sorta di melodia funk circense racchiusa da un tenue filo conduttore elettronico e l'ennesima, seppur gradevole, rimembranza delle ballad elettroniche anni Ottanta in Let's Runaway, quest'ultima inclusa della deluxe edition.

E' un vero peccato che la quarta fatica di Dido possa essere quasi sicuramente suscettibile di una nuova accoglienza tiepida e non appagante, dimentica dei remoti trionfi di No Angel e Life For Rent. Ritengo, senza alcuna ombra di dubbio, che Girl Who Got Away sia il miglior disco pop dell'anno corrente, seppur tallonato da imminenti nuovi rilasci di possenti monumenti al mainstream come Justin Timberlake e Depeche Mode. Occorre biasimare l'artista "pigro" o le ciniche major disinteressate a residui fossili di un passato totalmente cancellato dai mortali fuochi d'artificio di fine decennio? Chi può dirlo. La discografia, specialmente il comparto attira-capitali, è un gigantomorfo trainato da assurdità, leggende, capolavori e roiti e tutto, ma proprio tutto, fa brodo, anche se fatto con liquami radioattivi.

Dido, Girl Who Got Away

No Freedom - Girl Who Got Away - Let Us Move On - Blackbird - End of Night - Sitting On the Roof of the World - Love To Blame - Go Dreaming - Happy New Year - Loveless Hearts - Day Before We Went to War.

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