Lo so che ho abbondantemente rotto il cazzo con 'ste recensioni degli album di Dido e soprattutto che c'è già una recensione di "Life for Rent", ma se non dico la mia non dormo la notte! In ogni caso, beccatevi questo "tracciapertraccia". Siate buoni, almeno vi ho risparmiato un'introduzione da fan!

White flag - ***** Dido è ancora innamorata, dannazione. E non ha intenzione di smetterla. Le ferite che l'amore le ha lasciato si trasformano in un ritmo perfetto, sensuale, scintillante di riflessi black, che si adagia su un lenzuolo di archi synth lasciando spazio alla sua non-common voice, limpida come una lastra di vetro. Millenaria.

Stoned - ***** È come un tuffo nell'oceano Atlantico, ti ritrovi a riemergere circondata da un pianoforte straniante, dopo essere rimasta senza respirare per tutta la durata del pezzo. Chiamatelo ambient. Chiamatelo dance-pop. Ma chiamate Dido artista, perchè una che scrive "It's hard sometimes not to look away/And think what's the point when I'm having to hold this fire down/I think I'll explode, if I can't feel this freely now" e lo canta così, non la si può chiamare in nessun altro modo.

Life for Rent - **** Sarebbe stato meglio curarla un attimino di più, ma forse un brano che si chiama "vita in affitto" deve essere scarno, e lo è. Dedicato ad una chitarra acustica e al battito delle mani, scorre via tranquillo, lasciando all'ascoltatore solo il compito di seguire attentamente il testo, ancora una volta meraviglioso.

Mary's in India - **** La linea acustica prosegue, con tanto di echi folk, in un frullato di suggestioni ruvide ma incredibilmente moderne, come se questa storia fosse un ricordo incredibile che dopo tempo riaffiora. Dido non deve far altro che cantarla così come la canterebbe chiunque, accompagnandosi con lontani rumori improvvisati, provenienti da chissà quale fantastico sogno.

See you when you're 40 - ***** Senza la scena musicale di Bristol degli ultimi 15 anni molto probabilmente questo pezzo non esisterebbe affatto. Ma c'è, e c'è un rullante che t'insegue come una scelta che hai fatto ma non rifaresti, un ritornello che ti fa venire voglia di dire basta a tutto il resto e la voce di Dido che regna sovrana su questa cartaginese immensità musicale.

Don't Leave Home - **** No, non c'è bisogno di spaccare una chitarra per dire che hai voglia di beat e rock'n'roll. Non devi dirmi che il mondo ti fa schifo e che manderesti tutto affanculo senza pensarci due volte. Devi solo chiedermi di non andare via, perchè se una volta sono stata io a volerti indebolire, ora voglio essere la tua salvezza. E, possibilmente, urlamelo alla fine di una canzone come questa. Ah. . ! quando te ne vai, chiudi la porta, perchè c'è corrente. Ed è corrente british.

Who Makes You Feel - *** Apprezzatissimo tentativo. A che serve il continuo sviolinare??

Sand in My Shoes - ***** (***************) Qualcuno mi dica di chi è la trovata di inserire un bridge dance-trip in mezzo a questa meraviglia pop. E ditemi chi ha chiesto a Dido di scrivere un pezzo su come ci si sente al ritorno delle vacanze. Bizzarra ed esibizionista come un pavone, la bionda cantautrice fa sfoggio dei suoi colori e di tutto il suo folklore senza trattenersi mai. Dannazione al quadrato.

Do you Have a Little Time - **** Ecco, se fosse gelosa Dido scriverebbe una canzone diversa. Ma non lo è: casomai è incazzata da far schifo, e ci tiene a farcelo sapere. Con dolcezza, però, altrimenti potremmo pensare (erroneamente..) che è ancora innamorata.

This Land is Mine - **** E guai a chi me la tocca. La regina cartaginese di 'Hunter' ritorna, annunciata dall'accoppiata chitarra-piano, con un brano straordinariamente folk, quasi irish. Un vecchio vinile impolverato per raccontare, attraverso una collezione di metafore da far invidia a Neruda, tutta la passione nell'attesa di un nuovo motivo per incazzarsi da paura.

See the Sun - **** Se dovessi descrivere musicalmente Dido con un aggettivo, basandomi su questo pezzo suo al 100%, direi 'synth'. Il testo ? Lo ha detto in un'intervista: la giornata perfetta è amici&pub. Ma qui canta. Ed è davvero tutta un'altra storia.

Ghost track - Closer - ***** (**********************) Dannazione al cubo. - Cat Russo

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