Dunque, ero rimasto il mese scorso al primo gradevole ascolto di questo "Warm Brother" (2009, Fat Possum) mentre rispondevo ai Vostri ben auguranti commenti della recensione di "Monologue", gongolandomi nelle melodie sporche dell'appunto fratello caldo, a baloccarmi con la custodia cartonata nella quale, oltre a non esservi in libretto di rito, non si trova nemmanco il nome né dell'uomo (Shawn Foree, o Sean, vedi recensione precedente) né del resto della banda.

Se "Monologue" era un disco ateo come una palla da biliardo, "Warm Brother" è a modo suo glabro, si tira dietro questa liscezza intrinseca, quasi un riduzionismo connaturato per dirla con le neuroscienze. Benché rispetto a quell'osso punk wave che era il primo lavoro nel Nostro sia cresciuta intorno della polpa, continua a battere sulla mia zucca, e non fosse una domenica all'una a cavallo della sedia me lo ballerei senza vergogna alcuna perché la polpa è buona, non è quel muscolo farlocco da palestrato, ma sano nerbo, new wave sporco, servito e riverito. E' andata un poco persa quella parte di cupezza del cocktail, ma un pezzo dietro l'altro ci si ubriaca comunque, ed è una di quelle sbronze per nulla stronze, di quelle che non ti lasciano la merda in bocca al giorno dopo, di quelle che collassi a letto storto ma contento, e in fin dei conti, non te ne frega un cazzo di ritrovarti un mondo addosso.

Un pezzo alla volta m'aggiro per la rete invano in cerca d'un qualche ascolto dai dischi di mezzo, mi trascino al lavello per un caffé prima di pranzo prestando un orecchio ai testi, e m'illumino d'immerda già a partire dal titolo (che rammento come l'appellattivo dato dai nazisti agli omossessuali) se le liriche hanno pur la loro ragion d'essere. Per il resto, questa epidermide digitale m'avvolge in toto, e ballando tazzina alla mano ritorno col pensiero ai bei tempi andati di una volta, quand'ancor beltà splendea sugli occhie miei ridenti e fuggitivi, e il creato era una merdaviglia se si credea di poter godere dell'amore delle creature, nella buona e nella cattiva merda, finché merda non ci separi... e invece, come quando fuori piove merda, il disco inopinanatamente termina.

Il terrore d'esser braccato da questa domenica come un'altra m'afferra per le ginocchia, e il peggio pop tricolore mi giunge dall'appartamento del vicino, e riesco giusto ad allungare una mano e far ripartire il tutto, prendo fiato, prendo coraggio, riprendo il balletto, e naufragar m'è dolce, in questa merda...

Carico i commenti...  con calma