Questo disco che si chiama "Ellepi" io lo ascolto, in versioni più o meno definitive, da più di due anni. Due anni son lunghi. Storie d'amore nascono e finiscono e ricominciano, si iniziano lavori, li si perdono, ci si laurea, si fanno figli, ci si trasferisce, ci si ammala e si guarisce (a volte). Tenere due anni un disco così in un cassetto è faticoso - e parlo per esperienza personale; non perché io abbia mai inciso dischi così, ma perché nel mio piccolo ho dovuto passare anch'io sotto i gioghi (giochi?) della discografia italiana; e anche per esperienza indiretta, avendo vissuto le fasi che hanno portato con fatica alla luce questo lavoro.
E la discografia italiana, lo dico una volta sola all'inizio e poi lascio perdere, dev'essere davvero miope, se non rincoglionita, per non accorgersi in fieri di gioielli come questo, e per lasciarseli passare sotto il naso senza volerli afferrare al volo. Ma si sa che leggi del mercato sono idiote, e chi le applica spesso molto più di loro.
Quindi grazie a Pippola Music per averci creduto ed averlo infine pubblicato, e agli altri un grosso tsk tsk.
La divina Patty, Ivan Graziani che iddio l'abbia in gloria, Mina, caschetto d'oro Caselli (lei per esempio, dov'è? è impegnata a produrre chi?), l'inevitabile Battisti, Morgan nell'appartamento per il gusto sottile del particolare e per il barocchismo decadente di certe soluzioni. "Ellepi", e il titolo lo rivela, parte da queste italianità che rendono orgogliosi, e arriva - aggiungendo qua e là un tocco di un certo gusto anglosassone nei suoni e nei ritmi, negli arrangiamenti e nelle armonie - fin sulle cime dei Pirenei, insieme alla voce di Paola, che davvero non conosco nessun'altra che canti così*. È un disco breve, come si faceva una volta; Settembre apre malinconica, "la mattina bere e la notte ancor di più", "le scarpe bianche e blu" come quelle di Ivan appunto, un molo d'estate e guardare altrove, struggente; poi Pensiero, semplice come Linda che balla e così bella da sembrare finta, e Sapore di sangue dolcissimo, con le vocali lunghe di Paola a vibrare rotonde, e il pianoforte di Luca a pennellare impressionisticamente stormi in cieli nuvolosi. Le chitarre di Tutta l'aria che c'è sono appese fra John Lennon e Adriano Celentano, Ally racconta seduti in circolo per terra una favola metropolitana onirica e nera, The sleeper è un tango (!) in cui ricami di chitarra, pianoforte e tamburi si intrecciano sulle parole di Paola, "non amo scegliere, mi rende vulnerabile / il treno parte, non importa, lo guardo da qui". E poi c'è Il trono, che poi è la sedia di un condannato a morire - il brano meno italiano, la coda psichedelica è impagabile col suo giro armonico a spirale, così come i ritornelli in cui la voce (mi si perdonerà l'entusiasmo a ripetizione) mette i brividi più dell'elettricità di cui canta. A chiudere, Oh no!, sorprendente nel suo dispiegarsi come un serpente indiavolato fra cori sghembi, ritmi sincopati e tromboni sardonici; e la meravigliosa Il tamburo di latta, un fado desolato e melanconico, apice per me che adoro le canzoni tristi.
Un disco così di "indipendente" ha tutto, nelle intenzioni e nella realizzazione, e niente, nella fruibilità e nelle ambizioni. Il suono è rotondo, pastoso e maestoso (la registrazione alle Officine di Mauro Pagani si sente, la produzione di Gianluca Mancini anche). La composizione, merito di Claudio Cicolin, Luca Bossi e la stessa Paola Colombo, è sicura e a fuoco. Gli arrangiamenti riusciti e sorprendenti: ogni brano nasconde una rullata, un giro di basso, un guizzo di chitarra, un accordo di piano, un ricamo di ottoni o di sintetizzatore, preziosi quanto filologicamente perfetti. Quello che invece non è nascosto, lo ripeto un'altra volta perché repetita iuvant, è questa voce: non ce ne sono tante in giro di voci così.
Questo disco è un cameo di classe, eleganza, precisione e fantasia di scrittura e di interpretazione. Nel mio paese ideale, i Dilaila vincerebbero Sanremo.
[I Dilaila esistono da un po’ di anni e hanno dato alle stampe altri due dischi bellissimi prima di "Ellepi": "Amore e psiche", nel 2002, e "Musica per robot", nel 2005. Ascoltateveli.]* sì, lo so che è sbagliato.
myspace.com/musicaperrobotwww.dilaila.itCarico i commenti... con calma