Dimitri from Paris è un genio

Questa fu la prima cosa che pensai dopo l'ascolto di quel gioiello che è "Sacrebleu". Era il '96, e il fenomeno del french touch era agli albori. Ora non penso più che sia un genio (specie dopo le compilations deludenti degli ultimi anni) ma il mio giudizio su quell'album è rimasto immutato.

Il "Prologue" chiarisce fin da subito le idee. "A new departure in language instruction for English-speaking people who want to talk to and be understood by jazz musicians, hipsters, beatniks, juvenile delinquents & the criminal fringe": è una dichiarazione d'intenti. Dimitri si pone come obbiettivo quello di portare un po' del suo sano nazionalismo e del suo style a livello internazionale, e lo fa usando samples vocali della canzone popolare francese anni '50 e '60, diluiti in atmosfere lounge, trip hop, house, jazz e ritmi tropicali.

Il sound di "Sacrebleu" è assai innovativo, anche se si percepisce costantemente l'elemento retrò, che, se vogliamo, costituisce l'ossatura dell'opera. Ma qui il "retrò" non consiste in una ripresa pedissequa di modelli preesistenti (vedi la recente moda in ambito dance di attingere senza pudore dal repertorio degli anni '80): questo è "retrò" dosato alla perfezione, che fa chic. E infondo, il vero obbiettivo di Dimitri, al di là del sano nazionalismo e cazzate varie, era proprio questo: creare un sound che avesse stile e gran classe. E gli è riuscito egregiamente.

Già, perché dopo il "sit back, relax and close your eyes" con cui si chiude il prologo, si entra in un altro mondo, in un microcosmo: un raffinato party in riva al mare, dove sorseggiare drinks in compagnia di very stilish girls, dove fumare sigari pregiati (o sniffare coca, come si è soliti nel bel mondo!). A fare da sottofondo, ovviamente, la musica di Dimitri From Paris.

Si viene accolti dal trascinante ritmo tropicale di "Sacre Français", che mette a proprio agio anche i meno avvezzi all'ambiente (cioè al genere). Segue il fantastico lounge di "Nothing To Lose". Tra i vari interludi jazz, quasi ci si dimentica che si tratta di un album di musica elettronica. E infatti arrivano puntuali due bei pezzi di matrice house, "Dirty Larry" e "Free ton Style", dove certo non manca lo stile che caratterizza l'intero album. Si prosegue con gradevoli ed azzeccati episodi trip hop ("Un World Mysteriouse", "Encore Un Terlude") e brani di ispirazione jazz immersi in un ambiente tropicale ("Le Moogy Reggae", "Une Very Stylish Fille" e "Un Woman's Paradis"). Poi un accenno di Marsigliese seguito dalla frase "Paris sera toujours Paris!": e chi si immaginava un "Epilogue" diverso?

Questo tutto sommato è anche un album divertente: Dimitri dimostra di non prendersi eccessivamente sul serio, muovendosi con spontaneità e con una certa disinvoltura tra "frivolezze" tipicamente house e musica di ben altro spessore.

Se "Boulevard" di St. German è riconosciuto come capostipite del french touch, considero tale anche "Sacrebleu".

Bien sûr, anche Boulevard mi piace da impazzire.

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