Una giornata grigia, una pioggia leggera che vien giu' inplacabile da minacciosi tumuli. Un'atmosfera ancestrale, malinconicamente triste, che sa di antico. 'For all tid', per sempre. Il disco di debutto dei Dimmu Borgir.
Black metal suonato in maniera diversa: terrificante, inquietante, crudele, magico, maledettamente commovente e sincero. L'oltranzismo sonoro tipico di questo genere si fa piu' aperto alle atmosfere che solo le tastiere sanno creare. Altri gruppi avevano gia' aperto il genere all'utilizzo del sudetto strumento (Emperor e Satyricon su tutti) e i Borgir interpretano la lezione secondo il loro spirito musicale e creano un sound che riesce a rendersi poeticamente evocativo e sinceramente magniloquente restando sempre nel canoni della violenza sonora tipicamente black metal.
La produzione e' orribilmente glaciale (Darkthrone docet), le chitarre, suonate dai bravissimi Tjoldav e Silenoz, tessono un riffing feroce, mai scontato, sempre funzionale al contesto. Lo scream di Erkekjetter (questo il nome di Silenoz) e' assolutamente perfetto, sinistro, inumano, forse migliore di quello che in futuro adottera' Shagrath (qui alla batteria) quando passera' alla voce negli album successivi. Un occhio di riguardo alle tastiere suonate dal fantastico Stian Aarstad, sicuramente il miglior tastierista che la band abbia mai avuto, che per creativita' e senso musicale distrugge Mustis, il tastierista presente ora il Line up. Le nove canzoni presenti nell'album sono gemme nere che brillano per la loro intensita'.
Dopo un intro affidata alle tastiere di Aarstad, che ci regala un giro di tastiera davvero bellissimo e un testo recitato (rigorosamente in norvegese, come del resto tutto l'album) che ha un che di tenebroso, 'For all tid' si dispiega in un numero incredibile di capolavori. "Over Bleknede Blaner Til Dommebag", col suo cantato terribilmente folk, "Stien" e le sue melodie devianti, la title track e il suo assolo iniziale, da brividi. E ancora il furioso black di "Hunnerkongens Sorgsvarte Ferd Over Steppene" e la conclusiva, alienante "Den Gjente Sannhets Hersker". Un ode alle tenebre piu' cupe, un lungo e decadente urlo. Un surreale viaggio nei sogni piu' oscuri della mente.
Questo e' 'For All Tid'. Per sempre.
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