Elia Billoni è il burattinaio che imprime vita alla creatura di Dino Fumaretto, il suo alter ego, tramite cui si esprime ed elargisce un cantautorato degli anni zero surreale e molto teatrale, dove il pianoforte cabarettistico viene accompagnato da liriche non-sense cariche di cupa ironia, come in "Venite Assassini", un appello alle masse per predicare il ritorno alle barbarie; in effetti Dino Fumaretto è un menestrello docile e irrequieto, che diverte, capace di creare piccoli inni di protesta come "Fuck The World", da urlare alla finestra, con il vicino che ti guarda storto, quindi senza torto, ossia con ragione di farlo.
Sono canzoni da interpretare, ma anche no; non è una bestemmia dire di aver agitato bene prima dell'uso un Enzo Jannacci (comprensibile) e un Giovanni Allevi (dedito al cantautorato indipendente); il pianoforte zampilla ritmi travolgenti e sembra di stare su una ruota che gira per poi concedersi pause di riflessione ispirate al cantautorato di Ettore Giuradei, per stemperare i ritmi frenetici di canzoni come "Iiih", un verso, un'espressione liberatoria. Toccante l'armonica di "Immersioni", che si alterna con il racconto strampalato. Già con l'iniziale "Soffio Di Vento" si viene travolti, dal lamento e dallo spavento; "Nella Casa" è un continuo batti e ribatti delirante, "Vita Da Ufficio" ricorda le sonorità giostrose di Musica Per Bambini e nella finale "Always Look On The Bright Side Of Life" non si puo' fare altro che fischiettare e canticchiare una canzone che mette serenità e felicità: guarda la vita nel suo lato più good...
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