PER RICORDARE GLI ITALIANI CHE FURONO ESULI IN PATRIA
La premessa di questo libro è chiarissima: italiani due volte sono i trecentomila che nati italiani - e senza colpe ideologiche né crimini di guerra sulle spalle - scelsero di rimanere tali al momento dell’occupazione jugoslava di Istria, Fiume e Dalmazia. Tutti coloro dunque che abbandonarono case, averi e la propria memoria collettiva per non soccombere al sopruso di chi li considerava responsabili – a prescindere da ogni evidenza - delle nefandezze del fascismo. Per chi visse questa tragedia in prima persona o per diretta esperienza familiare è una lettura dolorosa. Per i molti che non sanno, sarà invece una presa di coscienza di quanto più comodo fu che una minoranza pagasse per tutta la nazione le colpe di una guerra odiosa e di un regime infame. Dunque un libro importante perché ci porta oltre le foibe: che restano senza assoluzione, così come non possono essere assolti i crimini di guerra commessi, al pari dei nazisti, dai soldati italiani (vale per tutti la citazione tristemente famosa del generale Roatta che chiese «testa per dente» nella Slovenia occupata). E se vogliamo guardare oltre la tragedia delle foibe, la parte più istruttiva di questo libro sono gli ultimi capitoli, quelli dedicati all’esodo. Anzi agli esodi perché furono almeno due o tre le ondate delle partenze: le prime due da Istria e Dalmazia costiera già durante la guerra, dopo l’8 settembre, e poi da Fiume e da Pola dopo la firma del trattato di pace del 1947 e la terza dalla Zona B di Trieste dopo il Memorandum di Londra del 1954. A proposito di trattati viene giustamente ricordato quello di Osimo che nel 1975 chiuse amaramente per i profughi la partita delle terre abbandonate. Per arrivare poi realisticamente ad un finale dove il cambio generazionale in Italia, Croazia e Slovenia consenta di aspirare dall’una e dall’altra parte non all’oblio ma al superamento dei rancori nazionalistici e delle ideologie del ‘900 in una prospettiva di identità europea. Scritto con intento divulgativo e il piglio del giornalista più che con il rigore dello storico (la bibliografia meriterebbe un approfondimento anche delle fonti sloveno-croate) è un libro assai utile: per capire, ricordare e (cercare di) andare oltre.
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