Secondo il mio personale (e modesto) parere, la chiave di lettura di questo CD si trova cominciando ad analizzarlo dalla fine. Intendo dire proprio dalla fine-fine, ovvero dalla seconda metà del CD extra da quattro tracce che contraddistingue la "deluxe" edition: le ultime due tracce sono - sorpresa, sorpresa! - accreditate al solo J Mascis. Come sono? Indistinguibili dal resto, chè tanto l'equazione J Mascis=Dinosaur Jr rimane sempre valida? "Creepies" è uno strumentale sorprendentemente breve, che si apre con una autocitazione (da "A Little Ethnic Song", presente sulla compilation "Guitarrorists") e si evolve in 2 minuti in cui la chitarra rimane sorprendentemente a bada; "Show", d'altra parte, è un divertissement heavy di poco più di un minuto con la voce di Mascis distorta ed effettata che emerge negli stop and go. Due pezzi carini, che ci dimostrano che il buon J lasciato a fare tutto da solo rimane valido, ma non geniale.

Ecco allora che il sospetto che ha permeato l'ascolto dell'intero album torna a farsi strada: i Dinosaur Jr sono una grande *band*, e come tutte le grandi band sono superiori alla somma degli individui che la compongono. Come tutte le grandi band, inoltre, fanno musica dettata dall'urgenza di avere qualcosa da dire: il nuovo album colpisce duro e diretto, contiene alcuni dei pezzi più belli di sempre dei Dinosaur e non tradisce le attese dei fan che, svanito l'effetto sorpresa del pur validissimo "Beyond" di due anni fa, un po' temevano la seconda prova del trio dopo quasi vent'anni di acrimoniosa separazione. Al primo che commenta 'Sí, però "Bug" (/"You're Living All Over Me"/"Dinosaur", a scelta... Questione di gusti) è molto meglio' risponderò che quegli album hanno dalla loro la prospettiva storica e l'indubbio vantaggio di essere stati scritti da dei poco-più-che-ventenni, con tutto il valore aggiunto in termini di spleen adolescenziale che ciò comporta e che in ambito indie è prezioso come l'oro. "Farm" è il disco di un trio di quarantenni (direste mai che Mascis, 44 anni, è in effetti più giovane di Eddie Vedder?) che riesce a suonare più autentico e fresco di molte altre proposte recenti che vengono vendute come indie/alternative. Qualcuno ha scritto, una volta, che Lou Reed fa dischi di Lou Reed per fan di Lou Reed - gli estranei sono ben accetti ma non espressamente invitati. Lo stesso ragionamento vale a mio parere per i Dinosaur Jr - e le mie attese erano calibrate in questo senso.

L'album in questa ottica non delude affatto, contiene canzoni che, come detto, si candidano al rango di classici nel repertorio della band, a partire dal primo singolo "Over It" con il suo wah fulminante in apertura e il ritornello che ti aspetti, per continuare con l'opener, "Pieces", allineato con il suono di "Beyond"; "See You" invece riprende il discorso che "What Else Is New" aveva iniziato su "Where You Been". Ancora qualche parola va spesa per "I Don't Wanna Go There", una cavalcata di quasi 9 minuti che ricorda il miglior Neil Young elettrico, con tanto di assoli torrenziali posta in fondo all'album (prima dell'inevitabile ultima traccia con Lou alla voce) e per il mid-tempo di "Plans", una delle canzoni d'amore più belle che Mascis abbia scritto (e cantato, la sua voce è sorprendentemente solida per tutto il corso dell'album). I contributi di Lou Barlow, "Your Weather" e la conclusiva "Imagination Blind", sono immediatamente riconoscibili e contribuiscono a dare varietà al cd che, come ormai più volte ho ripetuto, non posso fare a meno di consigliare.

A questo punto spero che Black Francis & Co. lo ascoltino per bene e si facciano ispirare...

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