Nel 1985 Ronnie James Dio si è oramai guadagnato appieno il suo “monicker”: gli eccellenti album 'Holy Diver' e 'The Last In Line' confermano la sua immagine e il suo ruolo di “divinità” dell’heavy metal, già formatisi durante la sua permanenza con i Rainbow e con i Black Sabbath. Sembra che la sua carriera sia inarrestabile, ma prima di giungere nel 1986 alla genialità di 'Dream Evil' dovrà passare per questo album, 'Sacred Heart', visto in modo molto controverso sia dalla critica che dai fan.

La copertina promette bene: la sfera di cristalla, il drago che regge il cuore di rubino fra le zampe, le scritte mistiche in latino ai lati (“fini per somnium reperio tibi sacra cor veneficus ostium aurum”), insomma pervade il solito misticismo. Ma la musica è un’altra: c’è chi afferma che si tratta di un mezzo passo falso e chi lo inneggia fra più gloriosi che Ronnie e soci abbiano mai dato alle stampe. Secondo me invece questo disco va a fasi alterne perché è un album di transizione, con momenti memorabili e altri in cui vengo pervaso da un senso di dejà vu (o in questo caso di dejà sentù). Vi sono canzoni come Hungry For Heaven, Just Another Day e Fallen Angels in cui riecheggiano reminescenze da 'Heaven and Hell' e dai primi due dischi solisti di Dio. Non che questi pezzi rovinino l’album, sia chiaro, ma viene da pensare: “Cavolo Ronnie, non potevi tirar fuori qualcosa di meglio e di veramente nuovo e originale?”.

E la scelta di un pezzo dal vivo come primo brano è piuttosto strana (anche se un mio caro amico mi ha detto che King Of Rock’ n’ Roll è un brano nato per essere suonato e registrato live, e non gli do torto!). In compenso troviamo anche canzoni di livello alto: Sacred Heart è epica e ancor oggi fa ogni tanto capolino nei set dal vivo di Dio, Another Lie ha un riff notevole e un ritornello spettacolare, di Like The Beat Of A Heart è bello il ritmo a mo di cuore come giustamente dice il titolo. I due momenti che restano veramente impressi sono indubbiamente Shoot Shoot, con il suo incedere inarrestabile, ma soprattutto Rock’ roll’ Children, che tra l’altro ha avuto anche un discreto successo commerciale (ne è stato fatto anche un buffo videoclip).
Rock’ roll’ Children è proprio il capolavoro di 'Sacred Heart', con un bel suono registrato bene. E poi i musicisti sono di prim’ordine: Vivian Campbell è tecnicamente un mostro, Vinnie Appice ha suonato con Dio nei Black Sabbath, Jimmy Bain nei Rainbow di Rising e anche il misterioso (ma più che altro misconosciuto) tastierista Claude Schnell quel poco che suona lo suona bene. E Dio alla voce non si discute.

In sostanza dico solo questo: 'Sacred Heart' è suonato da Dio (scusate il gioco di parole), ma forse il problema è soltanto che pecca qua e là di livello compositivo. Ma nel complesso è un ascolto piacevole godibilissimo.

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