La vera differenza tra il critico musicale e l'appassionato di musica, sta nel fatto che il primo - dopo l'ascolto di un disco appena distribuito -, riesce a valutarne la vera consistenza artistica ed a presagirne l'immediato futuro, mentre il secondo dopo una ripetuta serie di audizioni, non riesce neanche lontanamente a vaticinarne gli aspetti essenziali, magari facendosi coinvolgere personalmente dai propri gusti e simpatie per quello o questo strumentista. Beh, io non ho dubbi della mia appartenenza alla seconda specie.

Dopo questa breve premessa vi dico subito che il primo assaggio di "Brothers In Arms" l'ho avuto attraverso il 45 giri "So Far Away", - brano in cui la Fender Stratocaster rossa con battipenna bianco di Mark Knopfler si lascia sostituire da un'altrettanto fatata Pensa Suhr (che diverrà compagna inseparabile del leader) - con cui il disco dà il suo fondamentale buongiorno nella più classica maniera nel nome dei Dire Straits.
"Money For Nothing" - dall'insolita intro di sintetizzatori che vanno a fondersi con una chitarra riccamente distorta, per poi guadagnare terreno nell'eccezionale duello strumentistico, andando ad occupare con vigoria il podio con un orecchiabilissimo riff che diverrà più familiare del pur gradevole ritornello -, segna uno dei cambiamenti stilistici, che nessun fan si sognerà di rinnegare, accettandolo come un'evoluzione naturale del percorso artistico della band. Questo brano senza alcun dubbio oltre a brillare di luce propria, ha dilatato la sua popolarità, anche grazie: 1) ad un video iper-tecnologico, dove i musicisti sembrano riprodotti come degli ologrammi; 2) ad un trascinante ritornello - in cui i più attenti ascoltatori avranno riconosciuto ben celata la somiglianza col refrain di "Don't Stand So Close To Me" (motivo per cui la A&M anche contro la volontà di Sting, la casa discografica volle il nome dell'ex-Police vicino a quello di M.K.); che lo farà diventare il gruppo beniamino di MTV (beh, il cantare "I Want My MTV" ad libitum sarà servito anche a questo, no?).
La seguente "Walk Of Life", la considero personalmente una sensata sintesi tra "Industrial Disease" e "Twisting By The Pool", mentre la jazzy "Your Latest Trick" che si muove tra melodie zuccherose e cambi di ritmo, ben rendono l'idea che le novità musicali saranno presenti per tutto il disco. "Why Worry" è una ninnananna di matrice knopfleriana, dove insieme al certosino lavoro di tastiere, è la voce del leader ad enfatizzarne il fascino. In "Ride Across The River" ci accorgiamo che anche ritmi caraibici fanno capo sul nostro lettore, fondendosi con spruzzate reggae ben amalgamate al cantato di Knopfler ed ad un tappeto di sonorità africano/latine. "The Man's Too Strong" è il brano in cui il nostro genio della chitarra esibisce un accuratissimo finger-picking, che farà di questa composizione la più bella creazione country con la più forte influenza folk che il gruppo abbia mai inciso, alternando una narrazione piuttosto soft a degli stacchi strumentali (piano+chitarra per intenderci...), che ben si adatterebbero a far da colonna sonora a qualche ripresa cinematografica ambientata in pieno Far West.
"One World" riporta una morbida atmosfera di natura bluesy, dove il basso del fedele John Illsley - oramai l'unico membro a far compagnia a Knopfler dagli esordi - martella con delle slappate tipicamente funky che non fanno altro che far crescere di valore la track più breve dell'album. La title-track - un caliginoso racconto antiwar sui generis - che emoziona e scalfisce in maniera indelebile l'animo di chi ascolta, dove ogni strofa viene guarnita con sfavillanti assoli capaci di scrutare la parte più nascosta dell'essere umano. Una sognante composizione con cui l'ala meno oltranzista dei fans di M.K. e soci sa di potersi far sollevare dalle amabili note "pizzicate", per poi spiccare definitivamente il volo sulle alidel mirabile assolo finale.

Di "Brothers In Arms" me ne sono innamorato lentamente e dopo ripetuti ascolti, finendo col cambiare brano preferito ogni settimana; c'è da dire inoltre che da questo disco in poi, il gruppo sarà il motivo per riunire musicisti di inestimabile valore (tra i credits del disco vi sono i fratelli Michael e Randy Brecker sicuramente ad occuparsi dei fiati, Neil Jason, Tony Levin ed anche un certo Eric Clapton), sempre sotto il magistrale occhio vigile dell'accorto leader, ad arricchire un lavoro di per sé già grande. Sicuramente idoneo a fargli mantenere un posto nella tribuna d'onore nell'Olimpo del Rock... 28.000.000 di copie vendute a tutt'oggi, ne rappresentano l'incontrovertibile prova.

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