L'inaspettato trionfo del primo disco omonimo spinge la band londinese capitanata da quel Mark Knopfler che già suscita curiosità a destra e a manca a rifugiarsi subito in studio (alle Bahamas) per cercare di dare un seguito a quella scia di elogi cominciata sul re minore di "Sultans of Swing" neanche un anno prima. Come è lecito aspettarsi, questo secondo lavoro dei Dire Straits prosegue sulla via del primo, riproponendo in sostanza lo stesso stile del suo predecessore e ritoccando qualcosa quà e là. Sicuramente non è ascoltando "Once Upon A Time In The West" che ci si rende conto che Mark Knopfler può dare di più di quanto non abbia già dato finora; la canzone d'apertura è infatti un punto di legame fin troppo esplicito con il disco precedente, un incedere lento e ritmato che ricorda "Wild West End", con la Fender che dice la sua di tanto in tanto.
"News", al secondo posto, già crea un'atmosfera delicata che nel primo album era sconosciuta, le dita di Knopfler toccano le corde in modo dolce e la voce a volte sembra abbia paura di farsi sentire troppo. Successivamente questo pezzo, uno dei migliori del disco, verrà dedicato a John Lennon.

Lo stile Dire Straits è in evoluzione, lenta per ora, ma comunque in evoluzione: una tonalità oscura domina tutta "Where Do You Think You're Going" e solo verso la fine una coda strumentale incalzante lancia qualche schiarita. La canzone ha una corporatura acustica e country scolpita da una chirarra Dobro che comincia a diventare uno dei marchi di fabbrica di Mark Knopfler, il quale la riproporrà anche in quella che è una delle perle del disco: "Portobello Belle" in settima posizione, un fiore.
Le innovazioni proposte da "Communiquè" sono lievi, ma brani come "Angel Of Mercy", allegra e sostenuta, difficilmente avrebbero trovato spazio sul disco d'esordio, molto più propenso ad ospitare pezzi come la notturna e misteriosa "Single Handed Sailor" (altro picco del disco) o la title-track, deliziosa marcia di quelle su cui ti viene spontaneo tenere il tempo battendo il piede. "Lady Writer" sarebbe anche un pezzo notevole se non avesse avuto il tremendo compito di sostituire "Sultans of Swing" all'interno di questo nuovo lavoro; la povera Signora Scrittrice è stata infatti scelta come singolo di lancio e con un predecessore del genere è quasi impossibile fare un'altrettanto bella figura, bisogna solo cercare di non deludere senza aver la pretesa di stupire. Se l'obiettivo è questo "Lady Writer" ce l'ha fatta, purtroppo non ha mai goduto di grande considerazione neanche da parte dello stesso Knopfler, il quale le ha sempre preferito altri brani da infilare nelle sclalette delle esibizioni live.

E' il 1979, l'anno dopo l'esordio, e i Dire Straits confermano di esserci, Mark Knopfler strizza l'occhio a JJ Cale per la tecnica e a Bob Dylan per i testi e si inventa uno stile rimasto per ora unico, di quelli che riconosci subito appena inizia una sua canzone alla radio.
E l'ascesa è lì dietro l'angolo.

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