I Discipline sono una band progressive rock statunitense, di Detroit (Michigan), terra che farebbe pensare più al rock sanguigno dei vari MC5, Ted Nugent o Iggy Pop. La formazione è attiva sin dalla fine degli anni 80, ma solo nel 1993 riesce a dare alla luce il proprio album di debutto “Push and profit”. Il disco viene accolto tiepidamente dalla critica e il gruppo attenderà altri quattro anni per dargli un seguito.
Il successivo album “Unfolded like staircase”, che viene pubblicato quindi nel 1997, è però uno dei dischi progressive migliori degli anni 90 e di questo se ne accorgerà anche la critica settoriale. In effetti la scena prog americana era in grande fermento in quel periodo, come dimostrano le produzioni dei vari Enchant, Spock's Beard, Echolyn, Naked Sun etc.
Nonostante il monicker richiami ai maestri King Crimson, in realtà lo stile del gruppo è più vicino a quello di un'altra band fondamentale del genere: i Van der Graaf Generator. E in particolare la voce del leader Matthew Parmenter, che riesce ad emulare la teatralità del grande Peter Hammill. Il cantato roco, a volte sussurrato altre urlato, si amalgama perfettamente alla musica, che sa essere ora dolce ora energica. Vorrei inoltre aggiungere che il suddetto Parmenter è anche apprezzabile polistrumentista, alternandosi con disinvoltura tra tastiere, violino e sax.
Il disco è composto da quattro lunghe suite, divise in movimenti, nella più classica tradizione progressive. Nonostante quanto esposto in precedenza, ritengo che lo stile del gruppo sia comunque personale. Nulla di particolarmente innovativo, certo, ma la musica è ben suonata e di qualità. Le composizioni risultano scorrevoli e mai banali, ricche di cambi di tempo, che suggellano i diversi umori ed atmosfere dei brani stessi. Il masterpiece è la canzone che apre l'album “Canto IV – Limbo”, forse il brano più elettrico e duro del disco, dove la chitarra disegna splendidi temi ed assolo che si muovono all'interno di una struttura in continua mutazione. Un'altra particolare menzione alla traccia conclusiva, “Before the Storm”, che attacca come un'intimistica ballata con il piano in evidenza e poi si evolve in brano dall'incedere epico, con un interessante intreccio tra un organo, degli archi e un guitar-work ispirato e graffiante.
In definitiva questo è indubbiamente un disco che necessita di ripetuti ascolti per essere compreso appieno, ma sono certo che non può deludere gli appassionati del progressive. Purtroppo come già successo ad un altro gruppo tra i miei preferiti del genere, gli Anglagard, i Discipline produrranno solo un successivo “live” e poi si fermeranno senza dare più notizie, ad eccezione dei tentativi solisti del proprio leader.
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