Quando si parla di Disgorge mi pare sempre doveroso specificare che si tratta dei Disgorge americani; questo perché nessuno mi venga a dire “ma sono quelli di Forensick?”. La risposta è no, e non sono nemmeno quelli australiani né quelli svedesi.Sono i Disgorge provenienti dalla California.
Questi quattro ragazzi sono giunti nel 2005 alla pubblicazione del loro quarto Lp, “Parallels Of Infinite Torture”, che segue i due buoni lavori di esordio, “Cranial Impalement” e “She Lay Gutted”, e il controverso “Consume The Forsaken”. I Disgorge hanno fin dagli albori chiuso la bocca a chiunque li accusasse di essere poco ispirati portando a termine un sound molto personale che, pur influenzato da Deeds Of Flesh e Suffocation, ha fatto presto a diventare l’inizio di una nuova tendenza (e qui potrei perdere le prossime due ore ad elencare nomi). Questo “Parlallels Of Infinite Torture” presenta una grande crescita musicale che nello stesso tempo può considerarsi un passo indietro: questi quattro ragazzi avevano intrapreso la medesima strada dei Deeds Of Flesh, proprietari della loro etichetta Unique Leader, avevano cioè iniziato a sforare nelle tecnicaglie tralasciando completamente l’emotività. Questo fattore, insieme all’esagerato radicalismo di “Consume The Forsaken”, avevano per un attimo fatto traballare questo grande nome, rischiando di mandarlo “ prematuramente all’ Orco” nel girone dei “ fossilizzati su se stessi” . Con questa uscita, però, i nostri tengono accese le speranze e recuperano l’immediatezza dei primi lavori avendo ormai una maggiore maturità.
Il risultato è un disco ottimo che, aprendo delle brecce nella tipica intransigenza alla Disgorge, ottiene l’effetto opposto rispetto a quanto si può immaginare; lo rende ancora più violento. Le canzoni, ora molto più distinguibili e meno monocordi, appaiono più aggressive ed escono dalla parola “rumore” per spostarsi, anche se non di molto, nei pressi della parola “musica”. La tecnica, come c’è da immaginare, raggiunge l’eccellenza; per suonare un Brutal Death di questo tipo bisogna possedere delle capacità non indifferenti e il poker californiano l’ha capito bene. Il batterista ha finalmente messo a punto un modo per sfoggiare la sua bravura che scavalca la velocità fine a se stessa; mentre nel precedente album riteneva di potere stupire tutti semplicemente “pigiando sull’acceleratore”, ora si sofferma maggiormente sui passaggi strabilianti e sulle ritmiche audaci, eccedendo di più in rallentamenti (sempre ricchi di virtuosismi, anzi, addirittura più difficili delle accelerazioni). I chitarristi sono a parer mio tra i migliori attualmente disponibili nell’ambito e il loro riffing si fa sempre più complicato e contorto. “Contorto” rende di sicuro meglio l’idea che non “complicato”: il loro modo di suonare non ha nulla di lineare, si allunga, si comprime, si ripiega su se stesso, si impenna, sprofonda trascinando inevitabilmente con sé il malcapitato ascoltatore. Sotto questo frangente non avete di che preoccuparvi, i Disgorge non si sono affatto rammolliti e come “Consume The Forsaken” è riuscito a stancare fisicamente ci riesce altrettanto questo disco.
Decisamente buona la prestazione del bassista, non sempre in primo piano ma protagonista in alcuni stacchi squisiti. Il cantante, bè, lui o lo si ama o lo si odia; inizialmente facevo parte della seconda fazione ma con il tempo ho capito che non c’è un’ altra voce che si sposi decentemente con questa proposta. Il suo growling è abbastanza ringhioso e, come del resto tutti gli altri strumenti, abbastanza filtrato: tuttavia un growling più basso rischierebbe di confondersi con la musica senza contare che la sua longevità non ha eguali (anche se forse rende il sound troppo compatto). Le canzoni, tre le quali cito l’ambo di apertura “Revealed In Obscurity” ed “Enthroned Abominations”, sono estremamente serrate, spasmodiche, prive di luce. Per circa tre quarti d’ora conoscerete solo una violenza spietata e sibillina, incarnata in testi apparentemente privi di senso anche se più facili e brevi (e in questo meno fascinosi) di quelli di “Consume The Forsaken”. Questi sono i Disgorge; un complesso che ha deciso di fare ciao a qualsiasi sperimentazione per scavare più a fondo nel Brutal Death e fare si che anche nel 2005 rimanga il genere più estremo sul mercato (escludendo quei generi che impiegano strumenti elettronici come il Drone e l’Industrial).
Proprio per questo sono secondo me il gruppo che meglio interpreta il ruolo di rappresentante di questo movimento negli ultimi anni; questi ragazzi hanno saputo correggersi con loro stessi (un po’ come Marx che correggeva Hegel con Feuerbach e Feuerbach con Hegel, se ho dimenticato qualche H in Feuerbach non state a fare i pignoli) e hanno partorito un disco che è uno dei più rappresentativi del 2005. Consigliati solo a masochisti, gente in coda in tangenziale e cassintegrati.
PS: chi individua a chi fa il verso la copertina vince un set di viti spanate.
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