Agli inizi dei primi anni '90 vi fu una curiosa quanto abbastanza accesa diatriba tra sostenitori di Entombed vs. Dismember (le bands, bisogna ammetterlo, non hanno mai in alcun modo fomentato la cosa, anzi...ma ne parleremo più oltre), nella quale, in sostanza, si volle decidere la paternità del cosiddetto Swedish Death sound: un po' come decidere chi è nato prima tra l'uovo e la gallina, in quanto entrambe le band fruirono degli ormai mitologici Sunlight Studios di Gothenburg, anche se ad onore del vero, fu l'ultimo demo tape dei Nihilist "But Life Goes On" (gli Entombed ante litteram, Hedlund dei Unleashed era) ad anticipare di un soffio l'esplosione di questa ondata di gruppi death con quella tipologia di suono.

Ad ogni modo dovendo fare una cronistoria delle pubblicazioni su label discografica, il risultato sarebbe il seguente: Carnage "Dark Recollection" (super gruppo formato da M. Amott, Matti Karki, Fred Estby, David Blomquist, cioè il futuro lead guitar dei Carcass più 3/5 dei Dismember) Entombed "Left End Path"e ultimi i nostri Dismember con il loro debut. Quasi contemporaneamente a questi uscirono anche i lavori primi di Grave, Grotesque (poi At The Gates), degli Edge of Sanity di Dan Swano ed ovviamente degli Unleashed.

Tutto ciò per dire che il periodo in questione fu particolarmente ricco di uscite, meglio dire che ci fu un'invasione di prodotti provenienti dalla Svezia a mò di trade mark: chi non si sbrigava, tra i vari gruppi, perdeva numerose fette di fan a favore di coloro che già potevano vantare album(s). Così i Dismember dopo la collaborazione con i Carnage (vedi sopra) decidono in fretta e furia di rilasciare il primo full lenght "Like an ever flowing stream", tanto di fretta che gli assoli vennero suonati da Nicke Andersson degli Entombed, e il disco, che rimane pur sempre una pietra miliare del genere per ferocia e potenza (vedasi "Skin her alive"), difetta di definizione, poco ragionato, risulta quasi come trasposizione dei loro precedenti demo.

A breve giro di posta Fred Estby&Co. pubblicano il discusso (per la copertina) "Pieces" quindi raggiungono, a mio avviso, l'apice della loro carriera a livello compositivo con il magnifico "Indecent and Oscene", vero capolavoro del genere, che oltre alla pura violenza sonora di quello stampo di cui i nostri possono definirsi, in compartecipazione, i veri padri, aggiunge una migliorata tecnica individuale, una maggiore coesione strutturale delle songs, grande dinamismo e potenza d'impatto davvero unica.

L'opener "Fleshless" e la successiva e grandissima "Skinfather", dal finale davvero devastante, ne sono chiaramente l'esempio, perché violenza e maturità nel songwriting ben si miscelano nella capacità di rallentare e proporre stacchi notevoli al momento opportuno, aumentando il pathos delle songs. Piacevole è sentire il growl finalmente più definito di Matti Karki, (che urla testi come al solito "indecenti ed osceni", come li definì un tabloid inglese)

"Sorrowfilled", che si apre con un riff che sarebbe potuto appartenere agli amici Entombed di "Wolverine Blues", è un altro pezzo forte dell'album, grandi riff sparati, cambi di tempo repentini e assolo molto espressivo. "Case # Oscene" è forse l'episodio che risulta meno riuscito nell'arco dell'intero disco, song comunque molto variegata con notevoli cambi di riff, ma nulla di memorabile. Chiude il lato A del platter la song che forse possiamo considerare un po' più legata agli schemi compositivi di "Like an ever flowing stream", cioè la drammatica e furiosa "Shouldervourer" dal finale orrorifico.

Beh, di "Reborn in blasphemy" cosa dire, a parte che è uno dei pezzi più famosi ed apprezzati dell'intera discografia Dismember, che è acclamata a gran voce ai concerti, che è segno della grandiosità di quest'album etc. etc.. "Eviscerated (Bitch)" parte sparata ed aggressiva e così si conclude dopo soli 2 minuti e 27s, non aggiungendo nulla di particolare se non un sempre maggiore dolore al collo per una forte contrattura da headbanging.
"9th Circe", ottima per elaborazione ed intensa passionalità nei lunghi 4 ed oltre minuti di durata, fa da preludio alla song che merita, a mio parere, il premio di lp's best song cioè "Dreaming In Red" (di cui esiste anche un gustoso video), una lunga e drammatica discesa all'inferno, quasi romantica (??!!!) nel suo incedere e nei suoi numerosi bellissimi assoli, violentata dalla prestazione vocale assai sguaiata del buon M. Karki, e con in evidenza (finalmente) anche la partitura di basso.

In conclusione di questa lunga recensione, (vogliate scusare il mio essere eccessivamente prolisso, ma gradivo far ordine su alcune considerazioni storiche), altro non posso fare che consigliare l'acquisto di questo album, che non teme il confronto con la restante discografia Dismember e che comunque si è ben mantenuto nel tempo, preservando una certa freschezza ad ogni successivo ascolto.

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