Tra i massimi fautori di quella scena svedese che tra la fine degli anni Ottanta e i primissimi anni Novanta sconquassò la scena metallara mondiale, i Dismember sono sempre stati autentici campioni di coerenza o forse musicisti completamente incapaci di variare la propria formula. Questo non lo hai mai capito nessuno.
Mossi i primi passi in una Svezia i cui idoli nazionali (e popolari) erano i cotonatissimi Europe, i cinque di Stoccolma, insieme ai compagni di merende Entombed, Grave e mille altri, ebbero quanto meno il merito di accendere i riflettori su una scena, quella svedese appunto, che fino a quel momento in campo rock sembrava avere prodotto davvero ben poco. Partendo dalla lezione dei vari Celtic Frost, Slayer e Sodom, allora tutti poco più che adolescenti, riuscirono, paradossalmente anche grazie alla mancanza di mezzi, a forgiare un suono così unico e particolare che, a suo modo, avrebbe fatto scuola, ovvero quella della Scena di Stoccolma. Quel rumore assordante, fatto di hardcore, metal estremo e Motorhead, avrebbe segnato un modo di intendere e vivere la musica, furoreggiando per un lustro buono, ma allo stesso tempo mostrando una certa incapacità, almeno da parte dei nomi storici, di rinnovarsi o, quantomeno, di tentare di modificare e aggiornare quella formula che in un primo momento era stata così rivoluzionaria. Se il mondo circostante andava avanti e, nell'ordine, si sorbiva di tutte le mancate rivoluzioni musicali del caso, ovvero Grunge, Altenative/Post/Nu-Metal, revival Power Metal e così via, a Stoccolma e dintorni sembrava di essere eternamente in un limbo temporale che oscillava tra il 1990 ed il 1992. Se da una parte fa anche piacere, che almeno quando spendi i tuoi soldi sai già cosa stai comprando, dall'altra c'è francamente da chiedersi che senso abbia suonare eternamente lo stesso disco. In realtà non è proprio così, è oggettivo che qua e la dei cambiamente di rotta ci siano stati con gli anni, ad esempio se il primo "Like an Everflowing Stream" era "swedish" al 100%, "Massive Killing Capacity" del 1995 mostrava delle piacevoli aperture melodiche e un suono più curato, mentre invece dischi come "Hate Campaign", registrati in anni di vacche magre, erano e restano superflui.
Questo "The God that Never Was", uscito nel 2006, è stato uno degli ultimi parti in casa Dismember prima dello scioglimento di qualche anno fa e, nonostante sia il settimo della discografia, è anche uno di quelli che si ascoltano con maggior piacere, tra reminescenze di un grezzissimo thrash d'annata e tributi, a livello chitarristico, agli eterni maestri Judas Priest ed Iron Maiden. Una disamina dei singoli pezzi sarebbe inutile, così come come per un gruppo come il loro sarebbe superflua un'analisi di ogni singolo album, ogni volta ennesimo tassello di un mosaico dai contorni ben definitivi già in partenza. Dopo questo disco, paradossalmente uno dei più apprezzabili di una discografia lunga e articolata, il gruppo iniziò a mostrare segni di stanchezza, con lo storico batterista e fondatore Fred Estby che abbandonò le bacchette, aprendo a tutti gli effetti una crisi che li avrebbe lasciati, non dopo un'ultima testimonianza, il dignitosissimo "Dismember", per diversi anni nel limbo dell'inattività più totale: niente dischi, niente concerti, fino ai saluti finali di un biennio fa. I Dismember quindi sono stati questo: la cartolina di un'epoca tanto pioneristica quanto oggi mitizzata, fatta di demo su cassetta, rigorosamente spedite per posta, fanzine ciclostilate e polverosi vinili, un'epoca, ed un suono, che loro stessi hanno tributato all'infinito, incapaci, o forse semplicemente non intenzionati, di distaccarsi da un modello stilistico tanto fresco ai tempi quanto datato oggi, ma a suo modo ancora vitale ed emozionante. A loro modo dei pionieri.
Fred Estby, batteriaMartin Persson, basso, chitarreDavid Blomqvist, basso, chitarreMatti Kärki, voce
1. The God That Never Was2. Shadows of the Mutilated 3. Time Heals Nothing 4. Autopsy 5. Never Forget, Never Forgive 6. Trail of the Dead7. Phantoms (Of the Oath) 8. Into the Temple of Humiliation 9. Blood for Paradise 10. Feel the Darkness 11. Where No Ghost Is Holy
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