Ci sono canzoni che ti fanno innamorare al primo ascolto, e che ti fanno desiderare di ascoltare altra musica di quell'artista/gruppo, che magari non avevi mai sentito prima; é quanto é successo a me con "Here We Go", opener del secondo album di una band dal nome strano, "Dispatch". L'album in questione si chiama "Bang Bang", uscito nel 1997. Con questo recensione spero di spronare all'ascolto di questo disco, a mio parere uno dei migliori in assoluto degli anni '90.
MA chi sono questi Dispatch, vi starete chiedendo? Ebbene, seppure nel Belpaese pare nessuno li abbia mai sentiti nominare, nella loro terra d'origine, gli USA, i Dispatch sono riconosciuti come una delle più importanti formazioni rock indipendenti; non hanno mai firmato con una major nonostante la loro popolarità, e sono riusciti a riempire anche il Madison Square Garden a New York nel 2007, in un iconico concerto a scopo benefico. Il gruppo é composto da Chad Urmston (chitarra, voce), Pete Heimbold (basso, chitarra, voce) e Brad Corrigan (batteria, percussioni, chitarra e voce) e si é formato nell'area di Boston nei prim anni '90.
Inizialmente il gruppo era un trio acustico, come dimostra il debutto "Silent Steeples" del 1996, caratterizzato da brillanti arrangiamente acustici, belle armonie vocali e un ottimo uso delle percussioni. Ma é con il secondo album, "Bang Bang", uscito l'anno successivo che il trio imbraccia strumenti elettrici e decide di darci dentro. Come nel precedente, le melodie sono parte centrale nel sound del gruppo, ma a brillare sono gli arrangiamenti, sempre originali, diversi e mai esagerati. I Dispatch rimangono semplici, non eccedono nel tecnicismo pur essendo polistrumentisti eccellenti, ma creano un mix di groove e melodia fantastico. Prendete ad esempio la già citata "Here We Go", che apre il disco in maniera perfetta: inizia lenta, con qualche coro, poi parte il main riff incredibilmente ballabile, e la canzone procede a rotta di collo, con le voci dei tre che si amalgamano alla perfezione, così come gli strumenti. E la successiva "Bats in the Belfry", con la sua andatura reggae e il suo ritornello estremamente orecchiabile e un buon uso del sax, ti mettono nel giusto mood per le canzoni che verranno. "The General", "Mission", e "Railway" sono sulla stessa linea, ma ognuna ha una sua particolarità che la rende unica: il fantastico testo antimilitarista e il ritornello più cantabile dell' album in "The General", il fantastico basso e le armonie vocali in "Mission", e l'atmosfera ska, l'assolo di sax e il basso (ancora, si) in "Railway". L'album si concede anche qualche numero acustico, con la title-track "Bang Bang", canzone a mio dire perfetta da ascoltare in un momento di tranquillità e relax, mentre invece "Two Coins" e "Out Loud" sono ballate acustiche, quest'ultima closer dell'album e che dire, é un' ottima chiusura per un album eccellente.
In conclusione, se ascoltate rock e vi piacciono le contaminazioni reggae e funk, con aggiunta di eccellenti melodie e arrangiamenti, date una chance a "Bang Bang" dei Dispatch. (E anche al resto della loro discografia, meritano)
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