Metodi malsani, chitarre come lamiere metalliche triturate, precise e taglienti come bisturi scintillanti.
Il travaso di bile di "HOD" funge da biglietto da visita, l' invalicabilità della sordida massa sonora trainata da una sezione ritmica in perenne sovraccarico pare implodere e deflagrare ogni istante, le voci filtrate affossate dalle voragini sonore chitarristiche escono fuori pregne di una sofferenza di Unsaneiniana memoria, tutto viene scabrosamente buttato in pasto ai padiglioni auricolari senza alcun preavviso di sorta.
Le trame si contorcono in eccitanti dualismi tra emotività febbricitanti, sofferte e raggelanti schemi tanto lucidi quanto tensivi ed infidi, clangori metropolitani che non disdegnano affatto musicalità ed alcune ispide strutture melodiche, sempre a patto però che anche loro si imbevano di catrame e malessere, "Gut Bug" si contorce su se stessa tra rumorismo centrifugo ed un circolare mantra d' afflitta melodia, c' è lo spesso groove dilaniante di "Splinter", "Castration Anxiety", scarna, nervosa e sull' orlo del collasso, il tutto però scorre via che è una cazzo di meraviglia, il suono saturo, organico e spaventoso si innerva ad intelaiature ritmiche precise ed efferate, un' occhialuto Steve Albini dietro al mixer nella stanza delle torture produce questi signori di Los Angeles in modo maniacalmente perfetto.
Come guardare in un cuore di tenebra.
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